Affidi Bibbiano, politici denunciati alla Corte europea

In un esposto l’assistente sociale Francesco Monopoli accusa parlamentari, ministri e consiglieri: "Danno per scontata la colpevolezza"

Monopoli col suo avvocato

Monopoli col suo avvocato

Reggio Emilia, 27 novembre 2019 - Una sfilza di politici italiani di ogni schieramento, tra cui anche ministri, e le loro dichiarazioni pubbliche considerate censurabili. L’elenco figura nel ricorso presentato alla Corte europea dei diritti dell’uomo da Francesco Monopoli, assistente sociale 35enne, reggiano, agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta ‘Angeli e demoni (video)’ sui presunti affidi illeciti di bambini. Una delle figure considerate chiave dall’accusa (braccio destro della capa dei servizi sociali, Federica Anghinolfi). 

Secondo l’avvocato difensore Nicola Canestrini, dal 27 giugno, giorno in cui sono scattate le misure cautelari, «numerosi politici hanno lasciato intendere che gli indiziati andassero considerati colpevoli».

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Canestrini ha assemblato e depositato nei giorni scorsi alla Corte di Strasburgo un variegato ‘collage’ di affermazioni su Facebook o riportate dai giornali. «Secondo la consolidata giurisprudenza della Corte, il principio di innocenza si estrinseca anche nel divieto per le autorità di rilasciare dichiarazioni pubbliche da cui emerga un anticipato giudizio di colpevolezza – scrive nel ricorso il legale –. Le affermazioni rese all’inizio del procedimento sono potenzialmente le più lesive, perché inducono l’opinione pubblica a credere nella colpevolezza dell’indagato/imputato, e possono pregiudicare la valutazione degli organi giudicanti».

Si parte dalla vicepresidente della Camera, la reggiana Maria Edera Spadoni (M5s). «Ha scritto su Facebook, con riferimento agli indagati: ‘Che voi siate maledetti. Chi maltratta un bambino o usa violenza, in carcere a vita e buttare la chiave’». Per proseguire con il ministro grillino agli Affari esteri Luigi Di Maio: «Un altro business, orribile, sui minori. Una galleria di atrocità assolute che grida vendetta a Reggio Emilia». Il capo politico del M5s era stato denunciato tempo fa anche da Andrea Carletti, sindaco di Bibbiano sospeso dalla carica pubblica e indagato nella stessa inchiesta. 

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Si passa poi a Gabriele Delmonte, consigliere regionale della Lega Nord: «Ha definito gli indagati ‘orchi carnefici che, accecati dalla bramosia di denaro, hanno infangato e ridotto a macabro business il legame più autentico e puro in natura, quello tra genitori e figli’». E alla deputata di Forza Italia Benedetta Fiorini: «Lei parla di ‘business vergognoso, di una gravità inaudita’ e di ‘un disegno criminoso rodato che si serviva della rete dei servizi sociali, di professionisti, di politici’». Di nuovo Di Maio: «Ha detto che il sistema sostenuto dall’accusa sia un ‘business sui bambini’».

Poi si cita Giorgia Meloni, deputata e leader di Fratelli d’Italia: «Ha parlato di ‘orchi che mangiano i bambini e orchi che mangiano sopra’». Figura anche Matteo Salvini, leader della Lega Nord che in estate era vicepremier: «In un post su Facebook del 16 luglio ha scritto di ‘un business da un milione di euro’».

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E Carlo Giovanardi, ex senatore del Pdl: «In una conferenza stampa ha dato per scontato che i crimini siano avvenuti, lamentandosi peraltro del fatto che altri partiti non abbiano preso posizione». Di nuovo Salvini: «In un tweet ha sostenuto che tali crimini non dovessero rimanere impuniti, dando per scontato che si fossero verificati nonostante il processo debba ancora cominciare».

E ancora il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede (M5s): «Il 21 luglio ha pubblicato un post in cui non distingue le ipotesi investigative dall’accusa processuale, che giunge solo in caso di condanna definitiva». Per poi passare a un post della deputata della Lega Nord Alessandra Locatelli, ex ministro della Famiglia, «che il 20 ottobre ha definito l’operato dei servizi sociali di Bibbiano come ‘un sistema che di sano non ha proprio nulla’».

Nella stessa data la senatrice della Lega Nord Lucia Bergonzoni, candidata come governatrice regionale dell’Emilia-Romagna, pubblica un post «in cui ha definito gli indagati sottoposti a misura cautelare come ‘mele marce a livello di servizi sociali che hanno di fatto raggirato la magistratura che ne era ignara’».