Affidi Bibbiano, il sindaco: "Incarichi regolari, seguivo le norme"

Carletti deposita una memoria difensiva al giudice per essere liberato

L'avvocato Tarquini e il sindaco Carletti (foto Artioli)

L'avvocato Tarquini e il sindaco Carletti (foto Artioli)

Reggio Emilia, 30 luglio 2019 - «Le procedure seguite per affidare il servizio di psicoterapia al centro ‘Hansel e Gretel’ erano regolari e basate su una legge regionale del 2008». È questo il punto centrale della memoria difensiva che l’avvocato Giovanni Tarquini, difensore di Andrea Carletti – sindaco di Bibbiano al momento sospeso dalla Prefettura – ha depositato ieri al giudice Luca Ramponi, per chiedere che il suo assistito, agli arresti domiciliari, sia liberato. Nell’istanza, sviluppata sotto il profilo tecnico e normativo, si spiega che l’attività svolta da Carletti, come delegato dell’Unione dei Comuni della Val d’Enza alle politiche sociali, voleva dare sostegno politico alla psicoterapia per i bambini finiti a carico dei servizi sociali.

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Per Carletti sono stati ipotizzati i reati di abuso in ufficio, in concorso con altri, per l’affidamento delle sedute agli psicologi del centro ‘Hansel e Gretel’: secondo il pm Valentina Salvi i tre professionisti avrebbero lavorato nel centro pubblico ‘La Cura’ di Bibbiano in assenza di qualsiasi titolo per farlo. Lo stesso reato è contestato anche per il pacchetto di psicoterapia da 80mila euro suddiviso in diverse tranche per evitare il bando pubblico (i dirigenti Ausl però non diedero il via libera) e per l’incarico attribuito all’avvocato Marco Scarpati, pure lui indagato, per la difesa dei minori.

Carletti deve anche rispondere di errore determinato dall’altrui inganno, perché avrebbe indotto l’Unione ad attestare il falso nel bilancio, facendo inserire spese per affidi che invece riguardavano la psicoterapia. Secondo la ricostruzione presentata nella memoria, i dirigenti di cui Carletti si è avvalso, e di cui lui, nell’interrogatorio di garanzia, aveva detto di fidarsi, si sarebbero rifatti a una norma regionale del 2008 – poi ripresa in delibere della giunta e direttive – che avrebbe consentito di affidare la psicoterapia tramite ‘coprogettazione’, come sistema alternativo alle gare con evidenza pubblica, in modo del tutto lecito.

Ma perché si sarebbe ricorsi alla onlus torinese e ai suoi tre psicologi, ora indagati (Claudio Foti, Nadia Bolognini e Sarah Testa)? Secondo la difesa la coprogettazione è stata calibrata su quel centro perché ne sarebbe stata individuata l’alta qualità del lavoro con i minori e perché in quel momento l’Ausl non avrebbe avuto risorse professionali. Una tesi del tutto opposta rispetto a quella della Procura, secondo cui il dispiegamento degli psicoterapeuti piemontesi avrebbe creato un danno di 200mila euro a Unione e Ausl. Nel documento presentato ieri Carletti ribadisce anche di non aver avuto a che fare con le singole situazioni dei minorenni finite al centro dell’inchiesta, ma non nega quanto starebbe emergendo dalle indagini: anzi, invita a verificare eventuali irregolarità, caso per caso.