Affidi, la psicologa: "Agivo solo sulle emozioni"

Angeli e Demoni, l’imputata Bolognini interrogata dal pm Salvi: "Il mio lavoro non era recuperare i ricordi rimossi dei bambini"

Affidi, la psicologa: "Agivo solo sulle emozioni"

Il pubblico ministero Valentina Salvi (foto di repertorio)

Dopo la difesa, e gli avvocati di parte civile, la parola è andata ieri al pubblico ministero Valentina Salvi, titolare dell’inchiesta sui presunti affidi illeciti di bambini a Bibbiano: per tutto il giorno - e si proseguirà anche lunedì - il magistrato ha interrogato in aula Nadia Bolognini, 54 anni, una degli imputati-chiave del processo, affrontando nodi focali delle vicende.

La psicologa del centro ‘Hansel e Gretel’ di Torino che faceva psicoterapia sui minori deve rispondere in concorso con altri di frode processuale, violenza privata, falsa perizia determinata da inganno, lesioni per i presunti disturbi ai bambini causati dalle sue sedute. Si sono susseguiti diversi botta e risposta; a un certo punto il pm Salvi ha chiesto a Bolognini se il suo lavoro mirasse a recuperare ricordi rimossi: lei ha risposto di no e il pm ha obiettato parlando di un documento a suo nome redatto per l’Ausl "per motivare la prosecuzione delle sue sedute di psicoterapia per uno-due anni per tutti i minori in carico, vista la chiusura del centro pubblico La Cura di Bibbiano".

Bolognini ha risposto che non era consapevole che la struttura avrebbe chiuso: "Dissi infatti ai bambini che li avrei rivisti dopo l’Epifania. Poi feci un incontro con la neuropsichiatra dell’Ausl sulla possibilità di proseguire le sedute: lei mi disse di inoltrarle un preventivo e relazioni sui minori".

Bolognini ha ribadito che la psicoterapia "non era finalizzata a far emergere ricordi", spiegando che il disturbo della dissociazione "non riguarda i ricordi, ma le emozioni".

Il pm ha obiettato che rispetto a una bambina (nata nel 2007), che fece sedute con lei dal 2017 al 2018, Bolognini parlò di "ricordi dissociati" e di "scatoloni" metaforicamente da svuotare: secondo l’accusa, mentre la madre era indagata per maltrattamenti e il padre sospettato di abusi sessuali, avrebbe ingenerato in lei la convinzione che il padre si era approfittato della minore. L’imputata ha ricordato in aula un dialogo tra lei, la minorenne e la consulente del pm Elena Francia, un anno e mezzo dopo la psicoterapia.

Quest’ultima chiede alla bambina se ci fossero "ricordi che devono riaffiorare"; la piccola parla di "scatoloni con dentro cose che devo raccontare. Per ora abbiamo aperto la porta ma non abbiamo frugato cose". Bolognini rimarca: "La bambina dice ‘raccontare’, non ‘ricordare’, nonostante Francia abbia parlato di ricordi". E la piccola dice: "Devo ancora andare da Nadia".

Sulla presa in carica della minore, dice che non ricorda se fu contattata dell’assistente sociale Francesco Monopoli e, più in generale, che chi la coinvolgeva spesso le riferiva il pensiero di altri colleghi: "Servizi sociali e Ausl inviavano il bambino al servizio di psicoterapia". Bolognini ha riferito che allora sapeva già di episodi critici vissuti dalla bambina, grazie a perizie, incidente probatorio "e diagnosi della psicologa Imelda Bonaretti che parlò di comportamenti sessualizzati, dalla stessa bambina riferiti nelle sedute e che mi confermò anche il suo avvocato perché lei li aveva rivolti anche a lui. Condotte che lei ricercava ma che le provocavano anche angoscia".

Il pubblico ministero Salvi ha sottoposto a Bolognini un’itercettazione su un bambino (non al centro del processo), in cui lei fa riferimento all’Emdr, approccio terapeutico che utilizza i movimenti oculari o forme di stimolazione alternata per trattare disturbi legati a esperienze traumatiche: "Lo facevano anche quelli che tornavano dalle guerre... Tu da piccolo hai subito cose brutte... prima dobbiamo togliere le cose dal tuo passato... tu hai il cervello di un sopravvissuto alle cose più brutte che un bambino può vivere, come una violenza sessuale o l’abbandono di una madre".

Rifacendosi alla deposizione di Isabel Fernandez, presidente dell’associazione Emdr Italia, Bolognini puntualizza che l’Emdr fu usato anche per i reduci dai conflitti bellici e che per quel bambino fu fatta "un’esplorazione sperimentale": "Era già emerso che lui si sentiva un sopravvissuto. Incontrava il padre ma si sentiva abbandonato dalla madre che era andata in un’altra città". Ha negato che si trattasse di una seduta Emdr, al che il pm ha ribattuto che lei stessa l’aveva definita così, ma Bolognini ha detto che il ricorso alla stimolazione bilaterale fa riferimento al quadro Emdr.

Alessandra Codeluppi