
Il Garante regionale Roberto Cavalieri esprime perplessità sul rientro al lavoro delle guardie. I ’baschi azzurri’ manterranno le qualifiche, ma non saranno più in servizio alla Pulce.
Dubbi, ma anche cauta apertura. Hanno sfumature differenti le reazioni espresse da alcune parti civili di fronte alla decisione del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria), che fa capo al Ministero, di reintegrare al lavoro i dieci agenti della polizia penitenziaria imputati per le condotte nel carcere di Reggio il 3 aprile 2023 verso un detenuto tunisino che le denunciò.
Al termine del processo di primo grado con rito abbreviato, il reato di tortura aggravata contestato dalla Procura è stato riformulato dal giudice Silvia Guareschi in abuso di autorità contro detenuti in concorso; le lesioni sono state riqualificate in percosse ed è stato riconosciuto il falso nelle relazioni stese sull’episodio.
I poliziotti non erano più operativi dal luglio 2023, in virtù della sospensione obbligatoria che fu disposta ai sensi delle norme sull’ordinamento penitenziario, a seguito della misura interdittiva applicata dal giudice delle indagini preliminari Luca Ramponi nell’ambito del procedimento penale; e che poi fu prolungata in via facoltativa.
Al momento gli agenti non torneranno in servizio alla Pulce, dove si sono verificati i fatti contestati, ma saranno destinati in via provvisoria ad altre strutture carcerarie del distretto di competenza territoriale.
Gli agenti vengono reinseriti mantenendo la stessa qualifica finora rivestita, e per loro la decorrenza giuridica ed economica è scattata da venerdì scorso, il giorno stesso della notifica del decreto del Dap.
Per il Garante regionale dei detenuti Roberto Cavalieri occorre accompagnare il reinserimento al lavoro con altre azioni: "L’atto di reintegro in servizio di questi appartenenti al corpo della polizia penitenziaria deve stupire solo se il Ministero non ha previsto per queste persone un percorso di formazione indirizzato alla gestione delle persone ristrette e sui diritti dei detenuti, oltre a un percorso di giustizia riparativa che li porti a chiedere scusa alla vittima dei loro reati accertati dalla sentenza di primo grado".
Esprime perplessità anche Michele Passione, avvocato di parte civile del Garante nazionale dei detenuti. "Non discuto – osserva – e d’altra parte non ho la veste per farlo, essendo parte civile, su misure cautelari o di natura amministrativa in senso lato che però condizionano la libertà personale o quella lavorativa; naturalmente la proporzionalità della misura ha anche a che fare con la gravità del fatto".
"Mi auguro solo – aggiunge Passione – che gli agenti non siano posti a lavorare in sezione e ricordo in ogni caso che il giudice non ha disconosciuto l’episodio, ma lo ha diversamente qualificato. Resta il fatto, e il video ne dà contezza assoluta, che queste persone abbiano usato violenza e agito illegalmente verso un detenuto che era nelle loro mani e, legittimamente, nelle mani dello Stato".
L’avvocato Luca Sebastiani, che tutela il quarantantaquattrenne detenuto, parla di "scelta condivisibile" alla luce dello stato attuale del procedimento: "Resto convinto – dice – che ciò è successo quel giorno sia un fatto gravissimo. Non condivido la qualificazione adottata dal primo giudice ma, allo stato attuale della vicenda processuale, ritengo che questa sia una scelta comunque condivisibile, quantomeno giuridicamente".
"D’altronde – argomenta il legale - ogni giorno ci battiamo per il principio rieducativo della pena e per quello di non colpevolezza sino alla condanna definitiva: a oggi nei loro confronti è stata applicata una misura cautelare, peraltro cessata, e pronunciata una sentenza di primo grado, dunque non definitiva".
Nei provvedimenti è stato ritenuto che al momento non vi siano i presupposti per proseguire la sospensione e che per tutelare interessi e immagine dell’Amministrazione penitenziaria sia sufficiente una misura meno afflittiva; si fa anche riferimento ai criteri di proporzionalità, idoneità e necessità nell’applicare le misure cautelari sanciti a livello europeo.