Aggredisce due vigilesse e un carabiniere

Si aggirava in paese con un coltello in mano. Ha rifiutato di parlare con le donne. Ieri la direttissima, obbligo di firma in attesa del processo

È finito in manette perché avrebbe aggredito tre persone in divisa. Nello specifico, avrebbe colpito due donne agenti della polizia locale, sferrando a una un calcio alla pancia e scagliandosi anche contro l’altra. Non solo: ai sarebbe avventato anche su un carabiniere. Il protagonista è un 26enne di origine straniera, che ha fornito due diverse generalità, risultate inesistenti. Per lui è scattato l’arresto per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate.

Sabato si stava aggirando a Luzzara con un coltello da cucina in mano: è scattato l’allarme al 112 ed è accorsa una pattuglia della municipale dell’Unione Bassa reggiana, supportata da un’altra del nucleo radiomobile dei carabinieri di Guastalla. Lui ha consegnato coltello e forbici, dicendo che gli servivano per raccogliere frutta nei campi: in tasca aveva una mandorla chiusa. Lui, che parlava solo inglese, ha detto di essere iraniano. Ma il nome da lui fornito, Adam Ahmed, non è risultato esistente.

Quando i carabinieri gli hanno ribadito che doveva essere identificato e fotosegnalato, lui si è opposto. E nel momento in cui volevano accompagnarlo in caserma, il 26enne si è scatenato contro le vigilesse, sostenendo di non voler parlare con donne, e il carabiniere. Pure lui, ferito al ginocchio, è andato al pronto soccorso, dove ha ribadito di non voler farsi visitare da donne: qui ha fornito un nome afgano, Rahmad Hoshini, risultato un alias. Accompagnato in carcere, si è opposto al tampone Covid, motivo per cui non poteva essere portato in tribunale prima di una decina di giorni trascorsi in quarantena.

Nonostante la sua assenza ieri il giudice Simone Medioli Devoto ha deciso di celebrare la direttissima. Il pm Maria Rita Pantani ha chiesto la custodia cautelare in carcere. La difesa, affidata all’avvocato Michele Gatti, ha domandato una misura meno afflittiva. Il giudice ha disposto l’obbligo di firma in attesa del processo. Da quanto emerge il 26enne vivrebbe in Italia da quattro anni senza un domicilio.

Alessandra Codeluppi