Agricoltura in allarme "Nel culmine dell’estate razionamenti d’acqua"

Il presidente della Cia, Lorenzo Catellani, non esclude la possibilità "L’inverno ha segnato il 45% in meno di neve, grandi laghi già in difficoltà" .

"Poche ore di pioggia, in alcune zone del territorio, non sono sufficienti per uscire dall’emergenza siccità: ci aspettano mesi molto pesanti per l’agricoltura reggiana, ancora più difficili rispetto al già complicato 2022 perché la carenza di precipitazioni di quest’inverno si somma alla grave sofferenza idrica ereditata dal periodo precedente". Parole di Lorenzo Catellani (foto in basso), presidente Cia Reggio, che lancia l’allarme per il settore che per primo soffre gli effetti dei cambiamenti climatici.

"Cambiamenti climatici - sottolinea Catellani - che non significano solo grave carenza di precipitazioni ma, come è successo nei giorni scorsi sul nostro territorio, anche eventi estremi come grandine e bombe d’acqua, in aree ristrette, che sono pressoché inutili per falde e colture. Purtroppo la fotografia che possiamo fare in questo momento è molto preoccupante: viste le premesse, il 2023 rischia di essere ben peggiore del 2022 perché tutti i dati evidenziano già ora una situazione attuale paragonabile all’inizio estate dell’anno scorso".

L’agricoltura sta correndo ai ripari cercando di limitare i danni: "Il nostro è un settore resiliente. Gli imprenditori agricoli hanno investito - e lo stanno ancora facendo - innanzitutto per ottimizzare la risorsa idrica e lottare in prima persona contro gli sprechi, azioni che vorremmo vedere anche in altri settori. Vengono messi in campo metodi di irrigazione sempre più avanzati, dal più semplice all’uso di mappe satellitari che indicano - metro per metro - dove e quanto innaffiare le coltivazioni. Molto importante, poi, l’utilizzo di ‘Irrinet’: uno strumento realizzato dal Cer che fornisce consigli irrigui sul momento di intervento e sui volumi da impiegare per ottenere un prodotto di qualità risparmiando risorse idriche. Si basa sul metodo del Bilancio Idrico che viene calcolato ogni giorno con dati provenienti da Arpae e Regione"..

Il presidente Cia Reggio rimarca che l’agricoltura fa un uso virtuoso dell’acqua: "Viene innanzitutto utilizzata per produrre cibo: un ‘particolare’ non certo di poco conto. Ma non solo. In Val d’Enza si stanno irrigando in questo periodo i prati stabili: questo darà un contributo fondamentale per la ristorazione delle falde. La risorsa idrica non viene dunque perduta o sprecata come in altri settori: ritorna alla terra".

Catellani ritorna poi sui cambiamenti, che non riguardano solo i metodi di irrigazione "ma anche le colture. Per quanto riguarda, ad esempio, i cereali tanti imprenditori agricoli si trovano costretti a orientarsi verso coltivazioni, come il sorgo o i girasoli, che sono più resistenti agli stress idrici rispetto al mais. Ma questo è un problema perché quella del mais è una filiera che l’Italia non può permettersi di perdere: è di alta qualità, rispetto a quello importato, e soprattutto non è Ogm. Serve un piano nazionale di rilancio".

I cambiamenti di colture riguardano anche l’erba medica: "Vengono scelte varietà più adatte al nuovo clima, con radici che affondano maggiormente nel terreno. E cambiamenti all’insegna della maggior resistenza al caldo prolungato e allo stress idrico riguardano tantissime altre coltivazioni".

Infine, una panoramica su Po ed Enza. Per quanto riguarda il Grande Fiume,"questa estate sarà una lotta quotidiana contro l’insabbiamento delle pompe della Bonifica Emilia Centrale. Rispetto al 2022 verranno utilizzate nuovi macchinari più efficaci ma non si può certo escludere il razionamento dell’acqua durante il culmine della stagione estiva. D’altro canto, anche i dati divulgati nelle scorse ore dall’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po indicano una situazione davvero molto difficile. Basti pensare che abbiamo avuto un inverno con un 45% in meno di neve sulle Alpi, precipitazioni scarsissime su tutto il bacino padano, e i grandi laghi sono già adesso in grossa difficoltà. Il Po è ridotto ai minimi storici: ha assunto ormai un andamento torrentizio e i grandi spiaggioni si estendono tutto l’anno nel suo corso".

Situazione analoga per l’Enza: "Fondamentale la realizzazione di una diga. Occorre che arrivino in fretta i 3,5 milioni di euro per lo studio di fattibilità, sul quale è poi necessario semplificare le procedure e accelerare i tempi. L’infrastruttura dovrà essere delle dimensioni adatte per usi plurimi: deve esserci la disponibilità di acqua necessaria a soddisfare i tanti i bisogni del vasto territorio che andrebbe a servire. Servono passi concreti e urgenti a beneficio della comunità e dell’ambiente".