"Alla Pulce non ci danno nemmeno l’acqua"

Penitenziaria in rivolta davanti al carcere: "Invece di 240, siamo in 190. Qui si verificano il numero di aggressioni più alte di tutta la Regione"

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di Daniele Petrone

"Pochi giorni fa è mancata l’acqua, ci sono colleghi che vivono negli alloggi all’interno del carcere, pagando un affitto seppur irrisorio, che non hanno potuto fare neppure la doccia...".

Le parole dell’agente e sindacalista di polizia penitenziaria Anna La Marca, dipingono solo una delle tante problematiche che affligge la casa circondariale ‘La Pulce’ di Reggio. Ieri mattina ben otto sigle sindacali – Sappe, Osapp, Uilpa, Sinappe, Uspp, Fns Cisl, Fp Cgil e Cnpp (rappresentanti oltre a La Marca, da Michele Malorni, Matteo Di Florio, Leonardo Cannizzo, Vincenzo Coccoli, Vito Bonfiglio, Salvatori Leanti e Angelo Latino) – hanno dato vita a un sit-in di protesta con tanto di bandiere al vento per denunciare le "gravi condizioni in cui versa la struttura di via Settembrini". Lo hanno fatto con una conferenza stampa a cielo aperto dopo che il Ministero della Giustizia ha negato l’utilizzo della sala interna al carcere (ufficialmente per non creare assembramento) con il segretario generale aggiunto del Sappe, Giovanni Battista Durante che ha puntato il dito: "Speriamo non sia un tentativo di mettere il bavaglio a giornalisti e sindacalisti. Noi continueremo a battagliare".

Allo stesso Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede e al capo di dipartimento Bernardo Petralia, i sindacati hanno inviato un documento redatto in 9 punti. "In primis chiediamo la rimozione del commissario capo Rosa Cucca, comandante dell’istituto penitenziario di Reggio da quasi tre anni – tuonano – Abbiamo bisogno di un leader che sappia motivare il personale, ma soprattutto farsi carico delle istanze e dei problemi che sottoponiamo". Poi vengono sottolineate le carenze numeriche: "Vogliamo la revisione della pianta organica, siamo sotto di 50 unità. Dalle 240 di fabbisogno, siamo a 190. Inoltre mancano figure giuridiche pedagogiche, sanitarie psichiatriche e di riabilitazione. Talvolta dobbiamo farci carico noi di assistere detenuti dal punto di vista psicologico quando non sarebbe il nostro compito". I sindacati evidenziano anche "una violazione di diritti quali i riposi settimanali; spesso veniamo richiamati al lavoro anche dalle ferie, costretti a turni estenuanti anche di 8 ore quando da contratto dovremmo farne sei". Infine le carenze strutturali e di dotazione. "Si verificano continue infiltrazioni di acqua piovana negli alloggi, nella caserma, nella palestra, nella mensa e nel bar. I dispositivi di protezione personale sono obsoleti di decenni e non abbiamo una sala regia per la videosorveglianza", tuonano.

In mancanza di totale sicurezza, tutto ciò si ripercuote a catena sul personale. Ad evidenziarlo sono i numeri preoccupanti delle aggressioni agli agenti e delle colluttazioni tra detenuti che nel primo semestre a Reggio sono state cento, il numero più alto registrato in tutta la regione (4mila in tutte le carceri d’Italia nei primi sei mesi del 2020). A questi si uniscono i 76 tentativi di autolesionismo e i 16 tentati suicidi. Problematica – visto il sottorganico – anche la gestione della variegata tipologia di detenuti, da quelli per reati comuni ci sono anche ergastolani o ristretti ad alta sicurezza ‘Z’ (come collaboratori di giustizia). "Siamo stanchi ed esasperati, si faccia qualcosa. Subito", chiosano i sindacati a nome di tutti gli agenti.