
Roberta Anceschi, presidente Unindustria, in occasione dell’Assemblea generale che si è svolta ieri al Teatro Valli
di Francesca ChilloniLa città di Reggio non deve rimanere a "metà del guado" ma "dare contenuti alla sua nuova identità mediopadana", affrontare con decisione le difficoltà "non solo nello sviluppo di una rinnovata progettualità", ma anche "nel ruolo che come capoluogo è chiamata a giocare nei confronti della montagna e della pianura". Ed è "indispensabile ridefinire il ‘patto’ che nel 1999 portò alla creazione della sede reggiana dell’Ateneo". Gli Industriali, come sempre, faranno la loro parte.
Sono alcuni dei richiami all’impegno rivolti a tutte le componenti del "sistema Reggio" da Roberta Anceschi, presidente Unindustria, in occasione dell’Assemblea generale che si è svolta ieri al Teatro Valli. Un’esortazione che si è snodata a partire dall’analisi storica dell’industrializzazione "senza fratture" reggiana, secondo il modello di sviluppo di pmi, distretti e filiere che ha segnato il Nord-Est.
A 80 anni dalla Liberazione "è giunto nuovamente il tempo della responsabilità, del coraggio e della determinazione. Per forgiare un mondo nuovo servono strumenti nuovi e un patto nuovo tra tutti noi. Dobbiamo fare sì che anche le nuove generazioni possano uscire dall’apatia priva di speranza per tornare, così come fecero i nostri padri, ‘a rivedere le stelle’".
Politica e amministratori sono sollecitati: "Nell’organizzare infrastrutture, insediamenti e servizi che legano il nodo ferroviario al suo contesto urbano e territoriale, non ci si può limitare a immaginare Reggio come sobborgo residenziale della sempre più proibitiva metropoli milanese". Dato che "le trasformazioni locali realizzate o già programmate sono state concepite in un contesto economico e culturale molto diverso, bisogna ricollocarle in nuovi orizzonti di criticità e opportunità".
Urgente poi ridefinire il ruolo dell’Unimore: le asimmetrie di investimenti rispetto alla sede di Modena sono "espressione anche delle politiche più recenti e richiedono ora una svolta"; la proposta è un Patto che integri al meglio Unimore con un sistema industriale capace di un export annuo da 14 miliardi di euro. Ancheschi ha esposto i dati congiunturali: nel 2024 il Pil reggiano è cresciuto dello 0,4%, sotto le previsioni. Nell’industria il saldo al 31 dicembre è stato negativo, "peggiore rispetto alle previsioni già negative di ottobre".
E il 2025? Un quadro di ulteriore leggera flessione, che rimanda la ripresa al 2026. Ai risultati leggermente positivi del 2024 hanno contribuito soprattutto le costruzioni (+3,6%), l’agricoltura (+6,2%) e i servizi (+1,2%). A causa di guerre, crisi geopolitiche e tensioni commerciali "l’evoluzione della domanda estera rimane soggetta a forte incertezza. Dopo il calo del 6,5% registrato nel 2024, nel primo trimestre dell’anno le esportazioni reggiane continuano a mostrarsi in sofferenza con una flessione del -3,8%".
Positivo il trend dell’occupazione dopo il +2% del 2024, e il reddito disponibile per le famiglie (+4,4%). In questo contesto la numero 1 di Unindustria auspica che a breve si trovi un accordo sul rinnovo contrattuale con i sindacati dei metalmeccanici, e la diffusione dei contratti aziendali. Le ondate di crisi dal 2009-2011, lo sgonfiamento dell’edilizia, il Covid, le innovazioni tecnologiche hanno messo in discussione il sistema, ma le ricerche dicono che i reggiani abbiano ancora fiducia nelle istituzioni locali e nelle imprese: da questo patrimonio bisogna partire.
"Le aziende reggiane devono rivedere il loro posizionamento e i loro modelli di business. Per gestire tale complessità non è sufficiente che l’impresa aumenti la propria capacità di assorbimento tecnico/tecnologico, ma deve poter accedere anche a un insieme di risorse e stimoli innovativi".
Nasce da questa consapevolezza l’impegno di Unindustria per combinare "le energie espresse dall’imprenditoria con quelle provenienti dal territorio" nell’ambito della Strategia Nazionale delle Aree Interne, e con il Patto per lo sviluppo della pianura reggiana (e la Bassa) sottoscritto di recente con i sindaci, una iniziativa di coprogettazione dal basso finalizzata alla elaborazione di progetti che intercettino i fondi dell’Ue.