Angeli e Demoni, le motivazioni della condanna di Foti: "Illeciti continuativi"

Affidi a Bibbiano e nella Val d'Enza, il documento del Gup di Reggio Emilia sulla condanna a 4 anni dello psicoterappeuta: "Ha avuto un ingiusto vantaggio patrimoniale"

Angeli e demoni, lo psicoterapeuta Claudio Foti

Angeli e demoni, lo psicoterapeuta Claudio Foti

Reggio Emilia, 10 febbraio 2022 - Era una "complessa, continuativa e insistita attività illecita legata al delicato tema degli affidi di minorenni, di competenza dell'Unione Comuni Val d'Enza". Lo scrive il gup Dario De Luca nella motivazione della sentenza relativa al cosiddetto 'caso Bibbiano', che ha visto la condanna a quattro anni per lo psicoterapeuta Claudio Foti e il rinvio a giudizio per altre 17 persone, tra cui il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti. Le attività delittuose, scrive il giudice, sono emerse grazie alle "investigazioni meticolosamente svolte dai carabinieri" e venivano "svolte anche in forma concorsuale da parte di alcuni degli imputati".

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Il servizio di psicoterapia venne affidato "di fatto" dall'Unione Comuni Val d'Enza alla Sie srl/Hansel & Gretel, facente capo a Claudio Foti, "in spregio alle specifiche regole di condotta contenuta nelle normative in materia". È la conclusione del Gup Dario De Luca, nel motivare la sussistenza dell'abuso di ufficio contestato allo psicoterapeuta, imputato nel processo 'Angeli e demoni'. Senza dubbio, per il giudice di Reggio, Foti, concorrente esterno del reato, partecipò attivamente alla realizzazione di questo affidamento che gli ha consentito di "procurarsi un ingiusto vantaggio patrimoniale".

Un reato di cui risponde, in concorso, anche il sindaco di Bibbiano Carletti. Il vantaggio per Foti è consistito, riassume il gup, nella percezione indebita di denaro pubblico, fatturando il prezzo di 135 euro per ogni seduta oltre che nell'utilizzo dei locali de 'La Cura' (struttura pubblica) senza averne titolo, locali ai quali invece gli psicoterapeuti della Onlus Hansel e Gretel avevano libero e incondizionato accesso.

Il giudice descrive anche il "cervellotico, certamente inusuale", sistema attraverso cui veniva retribuita la psicoterapia, cioé con fatture per le sedute emesse nei confronti delle famiglie affidatarie, che pagavano alla Sie srl il corrispettivo indicato, ricevendo poi dal servizio sociale un contributo mensile maggiorato del costo sostenuto per la terapia. Per il giudice Foti era "certamente e pienamente consapevole dell'illegittimità del servizio di psicoterapia", dei prezzi praticati per ogni seduta e "della stranezza del meccanismo ideato per i pagamenti".

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