Caso Bibbiano, Federica Anghinolfi. "Facevo ciò che mi veniva chiesto"

La figura-chiave dell’inchiesta sui bambini sottratti alle famiglie, esce dal silenzio: "Mai visto nulla del genere, nemmeno per il ponte di Genova"

Federica Anghinolfi

Federica Anghinolfi

Bibbiano (Reggio Emilia), 22 gennaio 2020 - «Io quello che facevo è quello che ho fatto... io non facevo il bene, io facevo quello che l’istituzione mi chiedeva di fare". Sono parole destinate a fare discutere, quelle pronunciate da Federica Anghinolfi, ex responsabile dei servizi sociali della Val d’Enza, indagata con un ruolo di spicco, secondo la magistratura, nell’inchiesta ‘Angeli e demoni’, con varie ipotesi di reato a suo carico formulate dalla Procura, che ha coordinato l’attività investigativa dei carabinieri reggiani.

Citando "l’istituzione", Anghinolfi sembra voler puntare il dito su eventuali responsabilità a monte della sua figura per quanto riguarda gli illeciti a lei addebitati. Questa e altre dichiarazioni sono state rese dalla donna alla giornalista Carlotta Dessì, in un servizio realizzato per la trasmissione ‘Fuori dal coro’ , condotta da Mario Giordano e andata in onda ieri sera su Retequattro.

Durante l’intervista Anghinolfi si è dimostrata combattiva e ha risposto così ad alcune domande della cronista: "Lei la conosce la legge? Cosa dice la Costituzione? Che una persona è innocente fino al terzo grado di giudizio. E voi non avete il dubbio che non siano vere tutte queste accuse?".

Rispondendo a una domanda sulle accuse mosse dai colleghi dei servizi sociali - secondo i quali lei li avrebbe indotti a firmare relazioni non veritiere, oltre a spingere i bambini a dichiarare di essere stati maltrattati -, Anghinolfi ha dichiarato: "Se avessero avuto problemi, avrebbero potuto parlare con l’Ordine professionale, perché c’è un articolo del codice professionale che lo dice, o avrebbero potuto parlare con il sindacato. Che tutto questo avvenga in prossimità di elezioni, francamente...", ha detto Anghinolfi lasciando così trapelare un’accusa, da parte sua, di speculazione del mondo politico sull’inchiesta.

E ha attaccato la cronista: "Fate pure anche voi questa narrazione... sono sette mesi che va avanti". Poi ha insistito sul tema della strumentalizzazione: "Io so bene che cos’è successo. Ci sono alcuni atti, altri atti non sono stati invece depositati nel faldone perché sono stati sequestrati. Però io ho questo dubbio: come mai da cinquant’anni a questa parte, nella storia della Repubblica, non c’è mai stato - neanche per la strage di Capaci, neanche per Mani pulite, neanche per il ponte Morandi, neanche per le inchieste del dottor Gratteri (procuratore capo a Catanzaro, ndr) per quanto riguarda la ‘ndrangheta - un racconto che va avanti da sette mesi? Non c’è nessun omicidio qui: nel ponte Morandi quante persone sono morte?". E ha concluso: "Io facevo quello che l’istituzione mi chiedeva di fare".