Antonio Alfieri ristoratore no vax: "Ero ricoverato e mi auguravano di morire"

Alfieri, 61 anni, residente a Casalgrande e titolare di tre ristoranti nel Modenese. Ha trascorso tre settimane al Santa Maria Nuova tra rianimazione e infettivi

Antonio Alfieri, di Casalgrande, ha ristoranti nel Modenese

Antonio Alfieri, di Casalgrande, ha ristoranti nel Modenese

Casalgrande (Reggio Emilia), 30 dicembre 2021 - "Ci siamo scatenati, mi ci metto in mezzo anche io, in un odio puro tra ‘No Vax’ e ‘Sì Vax’…". È una sorta, a modo suo, di pentimento – dopo ben tre settimane passate in ospedale tra terapia intensiva e reparto infettivi – quello di Antonio Alfieri, 61enne bresciano di origine, ma residente a Casalgrande. Ristoratore di professione, conosciuto nel comprensorio ceramico dove ha tre locali, due a Sassuolo e uno a Fiorano Modenese: Filetteria 1.0, Il Caminetto e SenzaScampo.

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Ma soprattutto noto ai più per essere stato uno dei leader del movimento #IoApro che ha dato vita a proteste in tutta Italia da parte di commercianti e ristoratori contro le chiusure imposte dal lockdown e dal Governo a causa della pandemia. E tra l’altro, proprio in uno dei flash mob nell’aprile scorso quando i manifestanti (capitanati da Hermes Ferrari, altro ristoratore reggiano-modenese, noto per essersi vestito da sciamano-vichingo come Jake Angeli nell’assalto a Capitol Hill negli Usa) bloccarono il tratto dell’autostrada A1 tra Firenze Sud e Incisa in direzione Valdarno e Roma, Alfieri venne investito da un’automobilista che forzò il sit-in, riportando ferite lievi. Ieri l’imprenditore ha raccontato il suo calvario dopo aver contratto il Covid tramite una diretta facebook sul suo profilo.

"Dalla fine di settembre sono uscito dal movimento #IoApro per dedicarmi anima e corpo al lavoro. Perché ciò che amo fare è il ristoratore. Anche se la vedo grigia, rischiamo la chiusura tra disdette continue di prenotazioni per Covid e rincaro bollette", ha detto in premessa. Per poi scendere nei dettagli: "Non essendo vaccinato, i primi di dicembre, facendo tamponi ogni due giorni per poter lavorare, sono risultato positivo al Covid. Così anche mia moglie e mio figlio. Ci siamo messi in quarantena. L’8 dicembre saturazione non era ottimale anche se non avevo sintomi a parte un giorno di febbre a 38 e un po’ di tosse. Stavo abbastanza bene. Ho preso tachipirina ed eparina secondo consigli medici. Ma non migliorando la saturazione, abbiamo chiamato l’ambulanza".

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Alfieri è stato ricoverato agli Infettivi del Santa Maria Nuova di Reggio. "Mi hanno riscontrato una polmonite bilaterale – ha continuato – Il giorno dopo mi hanno spostato in terapia intensiva perché l’ossigeno nel sangue era insufficiente. Psicologicamente è stata dura. Ma piano piano ce l’ho fatta e dopo un trasferimento in Medicina a Scandiano, pochi giorni fa sono tornato a casa. Ora sto bene, sono anche dimagrito, ma è stata un’esperienza mentale importante".

Infine conclude: "In reparto eravamo circa 15-16 persone, di cui 9 non vaccinati. La cosa che mi ha fatto più male però sono state alcune persone che in quanto non vaccinato, mi hanno augurato il peggio. Sono molto scosso da questo. Ho sempre cercato di non schierarmi né da una parte né dall’altra, nè ‘NoVax’ e né ‘SiVax’. Avendo libertà di scelta da parte dello Stato ho deciso per ciò che credevo meglio, ma augurare la morte è una cosa tremenda e non lo meritavo. Ringrazio gli ospedali, i medici e gli infermieri che mi hanno curato, grandi professionisti. Dobbiamo cercare di volerci più bene. E di rispettare le decisioni delle persone". Ricevi l'informazione di qualità direttamente a casa tua con le nostre testate.