Anziana dispersa in Appennino a Reggio Emilia: "Ho passato la notte in una grotta"

Le parole di Giuseppina, la 'bear grylls' di Reggio: "Per sopravvivere ho mangiato mirtilli"

Giuseppina e la sua famiglia

Giuseppina e la sua famiglia

Reggio Emilia, 20 agosto 2022 - È stata ritrovata viva e in ottime condizioni (tanto che ha rifiutato il ricovero in ospedale) Giuseppina Antonucci, la 78enne che si era smarrita in Appennino – tra il versante reggiano e toscano del Passo del Cerreto – mentre era a caccia di funghi. La cercavano dalle 12,30 quando la macchina dei soccorsi si è messa in moto. È sopravvissuta da vera highlander trascorrendo la notte sotto un violento temporale, trovando riparo in una grotta, cibandosi di mirtilli e bevendo la poca acqua con sè. L’anziana – residente a Seravezza (Lucca) – ieri mattina, complice il miglioramento meteo, si è rimessa in cammino ritrovando il sentiero e arrivando in strada dove ha fermato un’auto per farsi accompagnare al Cerreto. Ad attenderla c’erano familiari, carabinieri, vigili del fuoco e soccorso alpino proprio quando le speranze erano ridotte al lumicino. 

Giuseppina, partiamo dall’inizio. Come si è persa? "Non trovavo più il sentiero per rientrare. Cercavo di avvicinarmi a Cerreto Laghi, salendo in alto, ma tra alberi e nebbia non vedevo nulla".

E poi pioveva... "Soprattutto al mattino, ma avevo un giubbottino di plastica, l’acqua non trapassava".

Con l’approssimarsi del buio, cosa ha pensato? "Mi sono resa conto che non sarei riuscita tornare sulla strada. Mi sono detta: ‘Qui devo trovare un posto dove passare la notte’. E così ho trovato una grossa roccia lunga che facesse da capanna e che mi proteggesse in caso di pioggia, poi ho raccolto delle felci e dell’erba secca per farmi una specie di letto".

Da manuale di sopravvivenza e di coraggio. Ha fatto un corso o visto uno speciale in tv? "Nessun corso. Quando ci si trova in certe situazioni, l’importante è mantenere la calma e reagire senza perdere il lume della ragione. Solo così si trovano le soluzioni giuste. Quando si è alle strette bisogna trovare vie d’uscita. È un comportamento naturale che avevo fin da bambina. Sono nata A Sant’Anna di Stazzena (Lucca, ndr), quando c’è stato un eccidio nazista. Avevo tre mesi, ero coi miei genitori seduti su un muro. Ci siamo salvati perché ci hanno mandati via. Questo mi ha rafforzata".

Ha avuto paura di notte, anche solo degli animali? "Nessuna paura. Ho sentito cantare una civetta e un gufo. All’inizio li sentivo vicini e mi davano un po’ fastidio, avevo persino pensato di cambiare posto perché mi ero stufata di sentire i loro lamenti. E poi dicono che portino iella e io, sotto quella grotta, non ne avevo bisogno...".

Di cosa si è cibata? "Ho mangiato un po’ di mirtilli e lamponi che avevo raccolto lì attorno. Ma non avevo tanta fame dal pensiero dei miei familiari coi quali non sono riuscita a comunicare perché prima non c’era linea e dopo, portandolo in tasca, il cellulare si è tutto bagnato e non funzionava più. Lì, ho temuto di non farcela".

E invece... "Alle luci dell’alba mi sono sentita sollevata. Avevo già trovato la sera un sentiero del Cai, stretto e ripido, ma non mi fidavo col buio. Ma di giorno mi sono incamminata, senza sapere neppure dove mi avrebbe portata".

Ma alla fine ce l’ha fatta. "A un certo punto ho visto la pala eolica del Cerreto. Poi ho sentito un cane abbaiare, un galletto cantare e le campane suonare. Alle 8 mi sono trovata sulla strada poco distante da dove ero partita. Un automobilista mi ha dato un passaggio fino al valico dove c’erano i soccorritori. È andata bene, anche se mi spiace per il caos che ho creato".