Reggio Emilia, ospizio-lager. Una testimone: "Avevo informato le infermiere e Coopselios"

La figlia di un 81enne ospite nella casa di riposo di Correggio: "Mio padre pieno di lividi, sapevano tutto"

Le intercettazioni dei carabinieri nella struttura  di Correggio mostrano l’anziano vessato dalle assistenti

Le intercettazioni dei carabinieri nella struttura di Correggio mostrano l’anziano vessato dalle assistenti

Correggio (Reggio Emilia), 31 marzo 2018 – «Ho sempre sospettato che nella casa di riposo ci fosse qualcosa che non andava. Mi ero lamentata con il personale e anche la coordinatrice, su tante cose che non funzionavano. Mi recavo alla struttura tutti i giorni: mio marito è andato avanti fino a oggi piangendo...». Appare sconvolta l’anziana moglie di un uomo, 81 anni, non più autosufficiente e costretto a letto, ospitato alla ‘Casa anziani’ di via Mandriolo a Correggio: secondo le indagini ha subito ben diciannove dei venti casi di maltrattamenti immortalati nelle intercettazioni ambientali dei carabinieri. Episodi che hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di tredici operatrici sociosanitarie – di cui sei sospese dal lavoro – più la responsabile, accusata di omissione di atti d’ufficio.

Per la figlia dell’uomo, una 46enne che abita a Viadana (Mn), casalinga – di cui non riveliamo l’identità per tutelare quella del padre – la realtà emersa nei filmati dei carabinieri va ben oltre le sue peggiori ipotesi: «Ci sono cose che non ci aspettavamo». Si dice «sconvolta e arrabbiata» anche e soprattutto perché racconta di aver informato, già un anno fa, le assistenti, la struttura e anche Coopselios. «Mio padre è entrato nella struttura nell’ottobre 2016. All’inizio sembrava andasse tutto bene, ma poi, nel febbraio 2017, ho cominciato a vedere ecchimosi sulle sue mani e braccia. Gli chiedevo cosa fosse successo, e lui mi rispondeva: ‘C’è la guerra in camera: di notte fanno la battaglia’. E poi mi diceva che spesso si risvegliava e rimaneva tutto bagnato di urina. In aprile scoprii che aveva un taglio al polso, coperto con un cerotto. Io, e anche mia madre, capimmo subito che c’era un problema. A lei confidò di essere stato sballottato qua e là dalle assistenti. Andammo dai carabinieri per sporgere denuncia».

Ma le donne chiesero lumi anche alla struttura: «Già nel marzo-aprile 2017 mi rivolsi alle infermiere. Chiedevo come mai mio padre avesse quei segni, ma loro mi rispondevano che era lui a sbattere contro le sponde del letto». Dalle intercettazioni emerge che questo era un modo dell’uomo per richiamare l’attenzione delle operatrici, quando aveva bisogno di essere cambiato e accudito, ma che veniva lasciato nel letto, inascoltato, in mezzo ai suoi escrementi, per ore. «Loro hanno un quaderno in cui scrivono se nella notte è accaduto qualcosa di particolare. ‘Qui non ho trovato scritto nulla’, mi rispondevano. ‘È tutto a posto’».

A detta della donna, anche Coopselios era informata: «Chiamai la sede centrale della cooperativa nell’agosto 2017 – prosegue la 46enne – e parlai con la coordinatrice del settore. Mi lamentai perché mio padre e i pazienti non venivano lavati. Una volta il papà venne lasciato da solo dalle operatrici davanti all’ascensore: cadde e finì al pronto soccorso. Il cibo, inoltre, non era buono. Lei mi disse che si sarebbe informata, poi mi riferì che era tutto a posto».

La donna racconta di aver partecipato a un ultimo incontro, nella casa protetta, nel gennaio 2018: «Mi ero lamentata di nuovo con Coopselios perché gli anziani non venivano imboccati, il cibo diventava freddo e in estate venivano lavati solo al mattino. C’erano alcuni rappresentanti della coop, personale della struttura e un medico. Ma ricevetti solo rassicurazioni».