Arci soffre: "Circoli chiusi e meno tessere"

Per ora solo dieci su 134 hanno sospeso le attività, ma tra questi sono i grandi a vedere più buio. "Fuori Orario in stop da febbraio"

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di Daniele Petrone

Daniele Catellani, presidente Arci provinciale, gestire i circoli ai tempi del Covid non è affatto semplice. Qual è lo stato attuale?

"L’interrogativo che si è posto nelle assemblee dei soci sin da settembre è stato proprio ‘andiamo avanti o no?’. La maggior parte sta andando avanti, su 134 circoli solo una decina sono chiusi. Ma non definitivamente eh, diciamo a intermittenza perché magari a volte si riapre per un’iniziativa specifica".

Quali sono le realtà che stanno soffrendo di più?

"Più la struttura è grande e più è dura. Il Fuori Orario di Taneto di Gattatico per esempio è chiuso da fine febbraio, i soci stanno riflettendo su cosa fare. Alcuni traballano, ma sopravvivono. In generale si sta andando avanti, con poche iniziative ovviamente. Il Pigal, in città, per esempio è tra i più attivi; ma su 200 posti a sedere, fa eventi con al massimo 80 persone. Anche se c’è sempre un po’ di paura, timore e diffidenza. Spesso c’è chi disdice all’ultimo".

È possibile quantificare il danno economico?

"Da una stima a grandi linee nel 2020 c’è un calo di introiti tra il 40 e il 50%. In estate, sempre con eventi in massima sicurezza e ridotti, si è recuperato qualcosa, ma non è abbastanza perché ovviamente sono venute a mancare le quote di tesseramento. Ci sono soci che si sono autotassati per coprire le spese che restano immutate".

Dal punto di vista strettamente legato ai contagi, com’è la situazione?

"Nessun problema in particolare fortunatamente. A Castelnovo Sotto però, dato che c’è un focolaio in atto in paese – non riconducibile al circolo – i soci hanno preferito chiudere per precauzione. C’è molto senso di responsabilità e di consapevolezza, tipico dei reggiani".

Che tipo di riflessione state facendo a livello provinciale per il futuro?

"Navighiamo un po’ a vista, a seconda di come si evolve l’emergenza sanitaria. Il tema è capire come rimodularsi in questo momento. I nostri sono spazi ricreativi e culturali, ma se chiudessimo sarebbe un danno sociale soprattutto per quella parte di anziani che frequentano quotidianamente i circoli".

Cosa vi aspettate dal Governo?

"Il primo pensiero deve essere alla tutela della salute. Chiaro che tutti questi Dpcm ravvicinati creano un po’ di confusione e schizofrenia. Ciò che mi sento di chiedere è maggior attenzione per il terzo settore, perché a volte ci siamo sentiti abbandonati. Nella prima fase della pandemia più acuta, non eravamo stati inseriti nelle azioni concrete. Ma anche noi paghiamo gli affitti, vorremmo più considerazioni. Proprio per il nostro ruolo di presidio sociale e l’importanza che ricoprono i volontari che durante il lockdown non sono spariti, hanno aiutato chi aveva bisogno a portare la spesa a domicilio per esempio. Anche se dobbiamo ammettere che la Regione è stata molto presente e ci ha dato sempre una mano, anche grazie al consigliere Federico Amico che è stato presidente di Arci".