Astratto, lirico e amante dei monti

L’arte di Tagliati: "La base di partenza è sempre la natura, ho una passione viscerale per il mio Appennino"

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di Lara Maria Ferrari

"Per me dipingere è come respirare", dice Corrado Tagliati, artista di Castelnovo Monti con il sacro fuoco della pittura. Inondata della luce del mattino, la zona giorno della casa di questo pittore schivo e tenace, che ha esposto in Itaiia, Austria e Germania, trabocca di opere d’arte, sue e di altri, e il messaggio per l’ospite è chiaro: tra queste mura non si smette mai, nemmeno per un minuto, di immaginare, vedere, disegnare. Figlio della montagna e di paesaggi che puntuali, e trasfigurati, compaiono sulla tela, Tagliati si definisce così: "Sono un astratto lirico. La base di partenza è sempre la natura, per raggiungere approdi che derivano dal reale. Perché io nutro un amore viscerale per il mio Appennino. L’Appennino reggiano. Come per tutti i monti, dalla Pietra al Cusna fino al Cavalbianco. Mi rifaccio sempre al crinale, e conseguentemente all’intervento dell’uomo".

In virtù della sua pratica quotidiana, Tagliati (17 maggio 1940) è adesso impegnato su dei formati piccoli, per i quali utilizza sia la tecnica ad olio, sia il disegno che l’acquerello, sempre molto attento alle variazioni di temperature dei suoi colori, in funzione di una composizione mai statica, ma che si evolve con il mutare dei giorni e delle stagioni. Nella mostra ‘Il paesaggio ritrovato’, a Palazzo Ducale di Castelnovo Monti, con opere dal 1962 al 2016, attraverso la sua parabola artistica viene fuori tutta la conoscenza della storia dell’arte e la competenza tecnica del pittore reggiano.

Un occhio allenato è in grado infatti di riconoscere i riferimenti a maestri del passato come Fautrier e Klee, ma anche Morandi e Nicholson, ma soprattutto vede come queste lezioni, frutto comunque di un’accurata selezione, abbiano generato buoni frutti nelle opere dell’artista, nelle forme così come nelle variazioni tonali e nelle sfumature che la luce catturata da Tagliati ha saputo restituire in una tela densa di vibrazioni.

Come talvolta accade, Tagliati ha ottenuto diversi riscontri all’estero, Austria, Svizzera e Repubblica Ceca ("Vi ho tenuto un simposio"), forse più numerosi di quanti gliene siano stati tributati in patria. A Traun, Tagliati ha un’agente artistica, Agneta Kreischer, che ha contribuito a far conoscere e apprezzare gli esiti compositivi dei suoi gesti e delle sue intuizioni.

"Personalmente ho amato molto la mostra alla galleria Galaverni ‘Sguardi velati di paesaggio’, poi ‘Territori della Memoria’ nel 2003 e ancora le tappe a Stoccarda e Norimberga. La natura è sempre in grado di suscitarmi pensieri e sensazioni nuove, inedite, fino a convergere in una visione – spiega –. Scelsi la pittura nel 1957-1958 in collegio, quando persi un anno di scuola a causa di una malattia e nel periodo di sosta forzata a casa mi dedicai alla pittura. Poi vennero gli studi dei più importanti pittori di Reggio e Parma. A Parma la galleria Mazzocchi in borgo Scacchini influì moltissimo nella mia crescita artistica. Era uno spazio d’avanguardia che presentava molti pittori qualificati".

Fra i cataloghi sparsi sul tavolo, l’occhio è attratto da due volumetti neri:"Quando non so cosa fare prendo capolavori di grandi maestri e ne ricavo degli studi. Li chiamo i miei ‘D’après’. Dentro si trovano versioni della Tempesta di Giorgione, di Las Meninas di Velazquez, ma anche sculture".