Ausl senza via d’uscita: "Così non duriamo a lungo, le esternalizzazioni vanno a cessare"

Ausl senza via d’uscita: "Così non duriamo a lungo, le esternalizzazioni vanno a cessare"
Ausl senza via d’uscita: "Così non duriamo a lungo, le esternalizzazioni vanno a cessare"

Il medico d’emergenza-urgenza reggiano non è George Clooney nella serie "Er": in media fa 300 ore di straordinario annue, cioè 45 ore settimanali (e non 38 come da contratto) e svolge molti turni notturni al mese. Questo ha determinato una fuga che obbliga a "usare al meglio i pochi professionisti, e concentrarli dentro ai Pronto soccorso". Lo hanno spiegato mercoledì sera alla Commissione comunale sanità di Reggio i dirigenti dell’Ausl, in primis il direttore generale Cristina Marchesi, il primario del Ps dell’arcispedale, Ivana Maria Lattuada, e il dottor Nicola Macarone Palmieri, responsabile dell’emergenza territoriale. "Dal 2019 ad oggi abbiamo svolto 22 selezioni per nuovi professionisti, e altre sono in programma, ma non sono bastate": poche reclute a causa del poco appeal sui giovani medici. Un altro fattore destabilizzante emerso in Commissione è l’accordo sui Met (medici di emergenza territoriale) siglato a livello nazionale con il sindacato autonomo Snami: ha determinato lo spostamento sulle automediche di tutti i professionisti che in precedenza operavano sia nei Pronto soccorso e - nei casi gravi - sulle automediche. Per fare le stesse cose, oggi servono più camici bianchi. Un ultimo fattore che contribuisce a mettere in ginocchio il sistema è "il decreto ministeriale che prevede che le Ausl possano esternalizzare servizi a medici di coop solo una volta, senza proroga, e con un contratto in appalto inferiore ai 12 mesi". La Commissione Sanità è stata convocata su richiesta del consigliere-medico Fabrizio Aguzzoli (Coalizione civica) e presieduta da Claudio Pedrazzoli (Pd), ex dirigente della Struttura complessa di chirurgia generale del Santa Maria Nuova. I consiglieri hanno ascoltato molto, e non si sono registrati interventi polemici perché purtroppo la situazione non offre molte altre soluzioni che una radicale modifica del sistema. D’altronde i dati parlano chiaro: "Per avere 6 pronto soccorso e 6 automediche come in passato occorrono 100 dottori: nel 2020 erano 73, nel 2022 erano calati a 69, dal primo settembre di quest’anno sono 53 tra cui 13 medici Met in convenzione". Come l’Ausl fino ad oggi e dopo il Covid è riuscita a mantenere in piedi l’emergenza urgenza? La risposta: "Tre pronto soccorso sono aperti solamente 12 ore; abbiamo attivato contratti con liberi professionisti; i medici delle coop ci coprono l’equivalente di 16-17 medici assunti. Infine ci avvaliamo della disponibilità di medici dipendenti di altri reparti. Una situazione che non può durare a lungo, dato che esternalizzazioni andranno a cessare".

Francesca Chilloni