Auto a fuoco, mancano le prove: assolti

Quattro uomini ieri a processo con l’accusa di aver incendiato la vettura di un medico a Scandiano: la Procura ha chiesto il proscioglimento

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di Alessandra Codeluppi

Erano finiti a processo per l’incendio della macchina di un medico di Scandiano, avvenuto nella notte del 27 febbraio 2016. Ieri, all’esito del rito ordinario, sono stati tutti e quattro assolti dal giudice Matteo Gambarati. Un verdetto chiesto anche dalla Procura, alla luce della mancanza di elementi probatori. Secondo l’iniziale tesi accusatoria, alla base della richiesta di rinvio a giudizio, Rosario Arena, un uomo nato a Cutro (il 2 gennaio 1957) e residente a Scandiano, sarebbe stato "il mandante e determinatore" del rogo. Altri tre uomini, tutti di origine marocchina, gli "esecutori materiali": si tratta del 30enne Abdelhakim Moujri, residente a Reggio, e dei connazionali Kamal Ezzraidi, 31 anni, e Abderrahim Messouak, di 45, questi ultimi residenti a Scandiano. L’accusa sosteneva che avessero dapprima sparso il gasolio e poi appiccato il fuoco su una Nissan Qashqai del medico, parcheggiata in via Berlinguer a Scandiano. L’allarme al 112 era stato dato poco prima delle 2 dal professionista. Gli inquirenti avevano acquisito le immagini delle telecamere di un vicino distributore di benzina, che avevano immortalato i tre magrebini poco prima che divampasse l’incendio. Sarebbe poi uscito il nome di Arena. Ma quelle dichiarazioni erano state rese senza la presenza di un difensore. Poi non sono stati più interrogati. Dagli approfondimenti investigativi, era emerso che Arena era stato proprietario di una casa andata all’asta: da qui l’ipotesi che l’incendio potesse essere una ritorsione, non è chiaro però se rivolta al medico o al proprietario di un immobile vicino. Uno degli indagati, assistito dall’avvocato Antonio Drogo, aveva raccontato di essere andato a prendere il carburante, ma per rifornire un’altra macchina. Secondo le difese, poi, quelle immagini alla stazione di servizio non erano inequivocabili. Ieri anche la Procura, oltre alle difese (avvocati Matteo Iotti e Maria Rosaria Coluccia), ha chiesto l’assoluzione, per la mancanza di elementi di prova certi, che è stata disposta dal giudice per tutti e quattro.