"Aveva promesso di smettere di bere Orjol ha mentito a tutta la famiglia"

Lo strazio di Ardian Hyseni, padre della 22enne Shane, dei fratellini Resat e Rejana e nonno di Mattias. L’uomo era al volante senza patente valida. E Salvini interviene: "Pene più severe per chi guida ubriaco"

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"Aveva promesso che avrebbe smesso di bere. Invece ha mentito a tutti".

Misura le parole con una dignità infinita, Ardian Hyseni, mentre si trova in auto per raggiungere Bari, nel lunghissimo viaggio che oggi li porterà in Albania, a Durazzo, scortando quattro bare bianche. Ha finito le lacrime e si è rifugiato nella fede, lui che nella strage di domenica sera a Gaida ha perso tre figli e un nipote: i fratelli Shane (22 anni), Resat (11 anni) e Rejana (9 anni) e i piccolo Mattias di poco più di un anno, figlio della donna.

Parla di quell’uomo che era al volante, il compagno di sua figlia – Orjol Lame, 32 anni, ancora intubato e in coma farmacologico in un letto del Santa Maria Nuova – unico sopravvissuto a quello schianto. Clandestino, con qualche piccolo precedente penale, è risultato positivo ai test tossicologici, all’alcol e a diversi tipi di droghe. E, stando agli accertamenti degli investigatori, guidava un’auto intestata a un morto, non assicurata e senza revisione, senza avere una patente valida in Italia.

La Fiat Stilo, che percorreva la via Emilia a velocità elevatissima, marciava in direzione Parma ("stavano andando a cena in un ristorante di sushi"), quando si è schiantata contro lo stabile sulla strada, fortunatamente vuoto. "Non so come sta, non lo so e non lo voglio sapere. Purtroppo non cambia niente, se si sveglia o meno, nessuno me li riporta indietro. Ha ammazzato quattro bambini.Lo affido nelle mani di Dio", prosegue Ardian. Al vaglio degli inquirenti ci sarebbero anche alcune dichiarazioni di testimoni che avrebbero sentito Shane e Orjol litigare poco prima dello schianto in prossimità di un bar.

"Se avessi saputo che beveva e che faceva uso di sostanze non avrei mai lasciato i miei figli con lui. Se l’avessi saputo sarei andato a prendere tutti", scandisce l’uomo straziato. "Mia moglie sta malissimo, sta prendendo delle gocce, ma hanno dovuto ancora aumentarle la dose, non si regge in piedi – racconta l’uomo –. Però voglio che di questo incidente se ne parli. Ne dovete parlare perché si prendano precauzioni e non ci siano più incidenti così. Perché la colpa è sua, ma anche della strada".

Sulla strage di Gaida ieri è intervenuto anche il ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini, che sta studiando la stretta per evitare le "troppe tragedie e salvare vite"; misure che prevederebbero inasprimento delle pene per chi compie un omicidio stradale sotto effetto di droga o alcol, dunque oltre il massimo dei dodici anni attualmente previsto, e in generale un aumento delle sanzioni per chi guida ubriaco o si mette al volante dopo aver assunto stupefacenti. Le quattro bare bianche ieri mattina erano tutte in fila all’obitorio di Coviolo: una con una bandiera dell’Albania, l’altra con la foto di classe, immerse dai fiori. Poi sono state caricate sull’auto dell’agenzia funebre alla volta di Durazzo, dove oggi si svolgeranno i funerali col rito islamico; mentre la madre e nonna delle vittime, piegata dall’indicibile dolore, veniva sorretta dai tanti familiari e amici della comunità albanese che in questi giorni hanno abbracciato la famiglia Hyseni.

Benedetta Salsi