CESARE CORBELLI
Cronaca

Avevano i biglietti per un altro treno: "Io, mia moglie e mio figlio disabile siamo stati cacciati e denunciati"

Lo sfogo del padre Marco Lenzoni: "Dovevamo tornare a casa in tempo per le cure, siamo sbalorditi". La versione di Trenitalia Tper: "Hanno rifiutato di fornire i documenti e minacciavano di bloccare la corsa"

Fatti scendere dal treno perché avevano i biglietti per la corsa successiva

Fatti scendere dal treno perché avevano i biglietti per la corsa successiva

Reggio Emilia, 18 maggio 2025 – Fatti scendere dal treno perché avevano i biglietti per la corsa successiva. Protagonista dell’accaduto un bimbo disabile con mamma e papà. Risultato? Ne è scaturito un diverbio tra gli addetti di Trenitalia e il papà del bimbo, Marco Lenzoni, che ha denunciato pubblicamente l’accaduto sui social e ora promette battaglia per avere giustizia. "Siamo stati a Bologna per permettere a mio figlio di dieci anni, di fare visite ed esami a pagamento per i quali in Toscana avremmo dovuto aspettare otto mesi – ha raccontato – Al momento di fare il biglietto per tornare verso casa nostra a Pontremoli, avevamo trentanove persone davanti e le biglietterie automatiche erano prese d’assalto, ma fortunatamente il treno veniva annunciato con venti minuti di ritardo e, grazie a due ragazze che ci hanno fatto passare, siamo arrivati in tempo alla macchinetta. Essendo il nostro treno in ritardo, per il computer era già partito. Abbiamo chiesto informazioni alla responsabile di Trenitalia che, gentilmente, ci ha detto di fare il biglietto per il treno seguente e poi farlo presente al capotreno".

E fin qui tutto bene. "Il treno è partito e il capotreno non si vedeva ma a un certo punto un signore con la pettorina ‘servizio clienti’ ci ha chiesto i biglietti. Gli abbiamo spiegato la situazione, ma voleva buttarci fuori dal treno. Mio figlio, per dei problemi metabolici, ha riconosciuta un’invalidità al 100%; fortunatamente sta bene grazie alle cure, ma è portatore di una disabilità grave. Quando gli ho spiegato che dovevamo rientrare in tempo a casa per l’assunzione di terapie, il capotreno ha chiamato la polizia e alla stazione di Reggio siamo stati portati all’ufficio Polfer per un verbale di denuncia per interruzione di pubblico servizio: rischiamo processo e due anni di carcere".

Uno sfogo amaro. "Un treno carico di persone viene fermato un’ora in stazione e tre poliziotti vengono impegnati due ore per buttare fuori da un treno un bimbo disabile e i suoi genitori perché i biglietti sono quelli della corsa successiva, mentre a venti metri, davanti alla stazione, lo spaccio va avanti notte e giorno". Marco preannuncia battaglia: "Sporgeremo denuncia contro chi ci ha buttato fuori dal treno con la minaccia dell’arresto per resistenza a pubblico ufficiale, andremo fino in fondo, chi ha sbagliato deve pagare perché una famiglia comune viene denunciata per un biglietto acquistato per la corsa seguente a causa di un disservizio di Trenitalia". E i social si sono schierati dalla sua parte. "Ringrazio le persone che ci hanno fatto sentire la loro vicinanza. Inoltre Riccardo Ricciardi del M5S farà un’interrogazione al ministro dei trasporti Salvini. Ci piacerebbe sentire cosa hanno da dire il presidente della Regione Emilia-Romagna e il sindaco di Reggio sull’accaduto, non mancheremo di rivolgerci anche a loro". In questa vicenda però c’è un lieto fine: il treno successivo nel frattempo era già passato, ma grazie alla sensibilità dei poliziotti, la famiglia è stata fatta salire su un altro treno ed è potuta tornare a casa.

Trenitalia Tper però non ci sta e dà la sua versione: "I passeggeri erano stati invitati, come loro stessi affermano, ad avvisare il capotreno nel momento dell’ingresso a bordo treno; ciò avrebbe consentito di chiarire subito la loro situazione ed evitare quanto poi accaduto. Una volta riscontrata la mancata regolarità dei biglietti, il personale ha proposto ai passeggeri prima l’acquisto di un nuovo biglietto e poi l’utilizzo del treno successivo (per il quale il biglietto sarebbe stato valido). Entrambe le opzioni sono state rifiutate, come pure la richiesta di fornire un documento di identità al personale che, nell’esercizio delle proprie funzioni, riveste il ruolo di pubblico ufficiale. La conversazione è poi degenerata fino alla minaccia da parte dell’uomo di bloccare il treno mettendosi davanti alla porta di uscita. Perciò è stato richiesto l’intervento della Polfer a Reggio, che li ha convinti a scendere permettendo la ripartenza del treno il cui fermo stava anche generando le proteste degli altri passeggeri. Abbiamo avviato i necessari approfondimenti per chiarire quanto accaduto".