Avvocato condannato La Corte dei Conti: risarcisca 120mila euro Ha danneggiato l’Inps

Le motivazioni: non avrebbe difeso adeguamente l’istituto in una causa di lavoro contro quattro dipendenti "Svogliata predisposizione di un atto di appello con vistose carenze".

Avvocato condannato  La Corte dei Conti:  risarcisca 120mila euro  Ha danneggiato l’Inps

Avvocato condannato La Corte dei Conti: risarcisca 120mila euro Ha danneggiato l’Inps

Un appello "perfettamente sovrapponibile alla costituzione di primo grado". Per questo la Corte dei conti ha condannato un avvocato reggiano a risarcire l’Inps con quasi 120mila euro, per non aver difeso adeguatamente l’Istituto in una causa di lavoro, senza di fatto motivare un atto di appello e limitandosi a riproporre gli argomenti di primo grado.

Conseguenza? Danno economico provocato all’amministrazione di appartenenza. La sentenza della sezione giurisdizionale di appello (presidente Rita Loreto, relatrice Maria Cristina Razzano), depositata il 13 giugno scorso, ha confermato l’impostazione della Corte regionale emiliano-romagnola di primo grado (presidente estensore Marcovalerio Pozzato), pur riducendo del 30% l’importo che il legale dovrà versare.

Tutto nasce da una controversia tra quattro dipendenti dell’Inps, con al centro il loro diritto a mantenere con l’istituto di previdenza sociale l’anzianità di servizio già maturata al Miur da cui si erano trasferiti.

Il giudice del lavoro di Reggio nel 2010 condannò l’istituto alla restituzione delle somme indebitamente trattenute, in totale circa 240mila euro. L’avvocato, 67 anni, in servizio all’ufficio legale dell’Inps, impugnò la sentenza, ma il suo appello nel 2016 venne dichiarato "inammissibile" dalla Corte di appello di Bologna, per mancanza dei motivi di impugnazione. La pronuncia divenne poi definitiva.

L’Inps segnalò alla Procura contabile il caso ed è così scattato il giudizio davanti alla Corte dei conti, dove all’avvocato veniva contestato di aver provocato un danno erariale, precludendo, con il suo comportamento, la possibilità di ottenere un verosimile, sulla base di precedenti di giurisprudenza, annullamento della sentenza di primo grado e una nuova decisione a favore dell’Inps.

Secondo la Corte dei conti regionale il legale ha agito con la "massima negligenza e la più sfrontata superficialità", consistente "nella svogliata predisposizione di un atto di appello contrassegnato da vistose carenze". Una difesa, dunque, esercitata "maldestramente", una "disinvolta negligenza" che ha provocato un danno all’amministrazione. La Corte regionale lo condannò a un risarcimento di 170mila euro (a fronte dei 244mila contestati dalla Procura), ulteriormente ridotti a 119.652 nel secondo grado del giudizio contabile.

"Appare opportuno ricordare che i legali facenti parte della avvocature degli enti pubblici sono iscritti nell’apposito elenco speciale annesso all’abo" e "a essi è garantita ’ piena indipendenza e autonomia della trattazione esclusiva e stabile degli affari legali dell’ente’ e un trattamento economico ’adeguato alla funzione professionale svolta", si legge nella sentenza.

E ancora: "Lo standard di diligenza richiesto, pertanto, nell’espletamento dell’incarico di difesa, assistenza e rappresentanza in giudizio non può essere inferiore a quello della propria categoria di appartenenza", mentre "nel caso di specie la violazione degli obblighi di diligenza e perizia deve ritenersi pienamente sussitente. La piana comparazione tra l’atto d’appello e la memoria di costituzione di primo grado ne tradisce la perfetta sovrapponibilità". Così, dicono i giudici "si consolida l’antigiuridicità della sua condotta, assolutamente inadeguata alla delicatezza della vicenda".