Coronavirus Reggio Emilia, il punto sulle aziende di Storchi (Unindustria)

L'intervento sul decreto che chiude le fabbriche con attività non ‘essenziali’. "Chiuse l'80% delle attività"

Fabio Storchi, presidente di Unindustria Reggio

Fabio Storchi, presidente di Unindustria Reggio

Reggio Emilia, 23 marzo 2020 - Fabio Storchi, presidente di Unindustria Reggio: l’ultimo decreto del governo chiude le fabbriche con produzioni non ’essenziali’? "Abbiamo fatto una stima provvisoria, in provincia resterebbero aperte meno del 20% delle at tività, stessa percentuale val e per i lavoratori".

Quali aziende interromperanno l’attività ? "Tutte le realtà industriali più grandi della provincia, senza eccezioni. Continuerà qualche azienda media e medio piccola, nel campo dei servizi biomedicali e dell’alimentare".

È uno stop drastico. "Noi non abbiamo mai ipotizzato la chiusura completa dell’attività produttiva, così come la propone il decreto. Tuttavia la previsione che stiamo facendo da qualche settimana è molto pesante. Andremo verso una riduzione del Pil di notevole portata, serviranno tempi medio lunghi per poterla riassorbire".

Come state procedendo per applicare il decreto? "Siamo collegat i con Confindustria che sta facendo un lavoro importante per fornire gli elementi per allungare la lista delle attivi tà che devono continuare"

I codici Ateco, con la classificazione, non sono adeguati? "Sono stati scritti tempo fa, non sono aggiornati: ci sono de lle criticità da sistemare".

Con quali correzioni? "Abbiamo fatto inserire attività produttive di elementi essenziali di equipaggiamenti sanitari co me ventilatori e mascherine. Il president e di Confindustria, Vincenzo Boc cia, ha inviato una lettera al p residente del consiglio Conte e ha chiesto di poter fare ulteriori modifiche nei prossimi giorni".

E le attività che chiudono? "Abbiamo chiesto al governo di assicurare dei presidi per attività di tipo strategico come manutenzione, ricerca e sviluppo, servizi informatici. Occorre anche assicurare il servizio post vendita al mercato, un servizio di ricambi e assistenza adeguato alla nostra clientela mondiale. Sono condizioni per la continuità aziendale".

Quando pensa che finirà questa ‘serrata’? "Ci auguriamo il 3 aprile, come indica il decreto. Periodi più lunghi potrebbero compromettere la capacità finanziaria di molte nostre piccole e medie aziende che già soffrono di mancanza di liquidità. Se le imprese chiudono, non riaprono più".

Crede che si riapra il 3 aprile? "È una speranza piu che una possibilità, vorrebbe dire che avremmo superato il punto di massima infezione del morbo".

Cosa occorrerà per ripartire? "Dopo questa caduta del mercato e dei consumi, occorrerà compensare con investimenti straordinari, l’Europa dovrà fare la sua parte. Non parliamo di centinaia di miliardi, Boccia ha previsto una necessità di tremila miliardi per il nostro paese. E serve subito intervenire sulla liquidità delle aziende, sospendere i prelievi fiscali e assicurare finanziamenti per superare questo periodo".