Reggio Emilia, in Municipio bagni anche per trans

Nuovo protocollo dell’Arcigay: questionari Ausl anche per il genere ‘altro’

Il protocollo operativo per il contrasto all’omontransofobia è stato firmato in Comune

Il protocollo operativo per il contrasto all’omontransofobia è stato firmato in Comune

Reggio Emilia, 20 aprile 2019 - Bagni gender free o anche detti neutrali, in municipio. Linguaggio inclusivo sui documenti istituzionali e dell’Ausl, come ad esempio la casella «altro» da poter barrare oltre a maschio o femmina quando si sceglie il sesso.

Ma anche la possibilità di utilizzare l’alias sul proprio cartellino di lavoro per chi fosse in corso di cambio genere e corsi di formazione per insegnanti di scuola o dipendenti per sensibilizzare sull’argomento. È quanto stabilisce il protocollo operativo per il contrasto all’omontransofobia e omotransnegatività e per l’inclusione delle persone Lgbti (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali) – il primo in Italia – firmato ieri a Reggio da diverse realtà istituzionali della città che durerà cinque anni. Hanno aderito Arcigay, Comune, Provincia, tribunale, istituti penali, Ausl, università Unimore, ufficio scolastico territoriale, istituto scuole e nidi d’infanzia, Fondazione per lo Sport e la fondazione Mondinsieme. 

Reggio si propone così come modello anti discriminazione per l’orientamento sessuale e l’identità di genere. A un anno dal primo gay pride celebrato in città e a quasi tre anni dalla prima unione civile (le nozze fra lo scrittore reggiano Piergiorgio Paterlini e l’autore Marco Sotgiu) in Italia.

E ora arriva anche il primo protocollo di questo tipo a livello nazionale. «Siamo grati alle istituzioni e gli enti che hanno capito l’importanza dell’inclusione concreta delle persone Lgbti, per inviare segnali positivi che incoraggino il coming out tra gli utenti e prima ancora tra i propri lavoratori e lavoratrici.

Auguriamo a tutte e tutti noi di essere all’altezza dell’esperienza di un impegno concreto a tutto tondo, dall’accoglienza delle coppie di genitori gay e lesbiche negli asili che già ci sono a Reggio Children fino alle carceri che aprono le porte alle associazioni che vogliono portare sostegno alle persone ospitate nella sezione trans regionale a Reggio», ha detto Alberto Nicolini, presidente provinciale di Arcigay presente alla firma assieme a Gabriele Piazzoni, responsabile nazionale dell’associazione. Con loro anche l’assessore regionale alle pari opportunità Emma Petitti, il sindaco di Reggio Luca Vecchi, l’assessore Natalia Maramotti e la psicologa Margherita Graglia, esperta sui temi dell’orientamento sessuale che ha partecipato alla stesura del documento. Nicolini infine rilancia sul tema per la piena uguaglianza fra cittadini a prescindere dall’orientamento sessuale. «Perché Reggio Emilia sì e Scandiano no? Perché chi abita a Castelnovo Monti, a Piacenza, a Imola non può avere accesso alle stesse buone pratiche? Ecco, con questa firma ci ricordiamo ancora una volta di quanto ci serva la legge regionale contro le discriminazioni Lgbti scandalosamente arenata per giochi ideologici fatti sulla nostra pelle».

Nello specifico, tutti gli enti che hanno aderito al protocollo si impegneranno con azioni precise a seconda della loro funzione. Il Comune ad esempio ha sottoscritto ben 22 punti. Tra questi, oltre alla già citata toilette neutrale, anche l’abbattimento del firewall sulla rete internet interna ed esterna, affinché non ci siano censure su parole come «gay», «lesbica» o «transessuale»: il muro su queste assumerebbe il contorno di una discriminazione. Oppure la predisposizione da parte del servizio biblioteche comunali, di una bibliografia sui temi dell’orientamento omo/bisessuale. Infine università e Ausl – tra gli altri – offriranno la possibilità di utilizzare l’alias per chi è in una fase di transizione sessuale sul proprio cartellino lavorativo o sulla Student Card.