Bagno, "Troppi furti, non ho più nulla. Chiudo l’attività dei miei sogni"

Ultimo raid dei ladri lunedì nello spaccio di Reggiano

 Il cartello di ‘pubblicità’ alla concorrenza del caseificio di Bagno

Il cartello di ‘pubblicità’ alla concorrenza del caseificio di Bagno

Bagno (Reggio Emilia), 20 maggio 2018 - «Così  non posso più andare avanti. Se avevano intenzioni di farmi chiudere ci sono riusciti: ho resistito nonostante i vari furti che ho subìto, ma questa volta è impossibile continuare». Basta guardare gli occhi di Simona Spaggiari – ancor prima delle parole – per comprendere un immediato senso di smarrimento. Di sfiducia mista a delusione. Perché dopo quindici anni di lavoro in uno spaccio di Parmigiano Reggiano nelle campagne di Villa Bagno, la 53enne originaria di Correggio lunedì ha detto basta.

«Questa volta in modo definitivo», puntualizza: sono troppi i quattro furti subiti negli ultimi tre anni, da quando Simona ha iniziato a gestire in prima persona l’attività, ormai abbandonata dai precedenti gestori: «Sono a contatto con i caseifici da quando avevo tredici anni, in quanto mio padre era un mediatore del settore. Il Parmigiano Reggiano è sempre stata la mia vita. Dopo dodici anni da impiegata allo spaccio ‘La Molinazza’ ho intravisto questa possibilità; un sogno, da cogliere immediatamente».

Ma da quel maggio 2015 nulla è andato per il verso giusto. Furti continui, danni ingenti e una preoccupazione sempre crescente, iniziata fin da subito: «Una volta insediati, non ho fatto nemmeno in tempo a stipulare un’assicurazione: dopo dieci giorni avevano già sfondato il muro che guarda verso la campagna, rubando varie forme per un totale di circa quindicimila euro. Pensavo fosse una casualità, e sono andata avanti per un anno senza problemi fino al giugno 2016: questa volta hanno tirato giù la parete vicina al bagno – continua indicando la zona con le mattonelle più scure – e hanno portato via altri 8-10mila euro di prodotti».

Il racconto di Simona viene interrotto da una giovane famiglia; clienti abituali, ancora ignari della chiusura dello spaccio, arrivati per la canonica scorta settimanale. Ma questa volta nello storico negozio non troveranno nulla. E tra qualche parola di conforto e sincero dispiacere, la donna viene sopraffatta dall’emozione: «Hanno rotto tutto! Si sono portati via anche la macchina per tagliare le forme, oltre a buttare per terra la bilancia e il fax, del tutto inutilizzabili. Come si fa ad andare avanti così? Questa volta mollo tutto».

L’ultimo atto infatti risale a lunedì: dopo l’ennesimo furto subito il 20 dicembre («Esattamente prima del Natale, quando avevo già tutti gli ordini prestabiliti» sottolinea la 53enne), con lo spaccio chiuso per motivi personali, i ladri hanno attuato la quarta e definitiva opera di pulizia – questa volta entrando dalla porta – portando via anche preziose bottiglie di aceto Balsamico.

Eppure per Simona, i furti non sono stati l’unica anomalia registrata. «Prima del 2015, qui non era mai venuto nessuno. E c’è di più, perché nel rispetto dei miei clienti, avevo posto un cartello di chiusura motivato dai furti subiti. Ebbene, l’avviso è stato tolto, sostituendolo con uno che recitava: «Negozio chiuso per cessata attività. Rivolgersi allo spaccio ‘La Molinazza’». Io non voglio accusare nessuno, ma questi sono i precedenti gestori della struttura, nonché miei ex fornitori. Venerdì sera l’ho tolto e rimesso il mio; puntualmente cambiato per la seconda volta stamattina (ieri, ndr). Questa pratica è illegale, e spero di scoprire chi lo ha fatto, anche se nessuno potrà mai ridarmi la mia attività; ora posso solo trovarmi un altro lavoro».