Reggio Emilia, duecento bimbi fuori dagli asili nidi

Le domande per i servizi 0-3 aumentate del 20% in tre anni. Ma mancano le strutture. "Speriamo nel Pnrr"

Nando Rinaldi, direttore dell’istituzione scuole e nidi d’infanzia del comune

Nando Rinaldi, direttore dell’istituzione scuole e nidi d’infanzia del comune

Reggio Emilia, 13 luglio 2022 - "Rispetto all’anno scorso le domande per il nido, quindi la fascia 0-3 anni, sono passate da 877 alle attuali 944. Allargando il discorso, negli ultimi tre anni sono cresciute del 20%. L’obiettivo è soddisfarne il più possibile, ma rimane evidente come le famiglie riconoscano all’istituzione nido sempre maggior valore".

A ribadirlo – con un pizzico di orgoglio – è Nando Rinaldi, direttore dell’istituzione scuole e nidi d’infanzia del comune di Reggio. Una macchina ben oliata che a bilancio 2021 ha fatto registrare 558mila euro di avanzo, a fronte di un saldo sostanzialmente paritario tra entrate e uscite entrambe vicine ai 30 milioni di euro. E che ora (scadenza il 21 luglio) si trova a stilare la tanto attesa classifica di ammissione per l’imminente anno scolastico.

Rinaldi, le domande sono in aumento, ma i posti a disposizione non sono sufficienti.

"Purtroppo è così. Al momento come detto nella fascia 0-3 anni siamo a 944 domande presentate; di queste, 853 hanno tutti i requisiti richiesti in regola. I posti però sono 653".

Il calo demografico è un fenomeno noto. Eppure le richieste continuano a crescere…

"Partiamo da un presupposto: la scolarizzazione raggiunta nella fascia 0-3 anni, a Reggio, è del 54%. E badate bene che le normative europee parlano di un 33%, mentre la media nazionale si attesta sul 25%. Quindi siamo a un livello altissimo. E’ altrettanto evidente però che il restante 46% rappresenta una fetta molto ampia di popolazione ancora da raggiungere. Ecco perché il calo demografico, a fronte di questi numeri, perde rilevanza".

Ci sono però altre motivazioni.

"Ne individuo essenzialmente tre. La prima, la tenuta economica del sistema emiliano. Nelle famiglie sia gli uomini che le donne lavorano, a maggior ragione post Covid, e quindi hanno necessariamente bisogno di servizi di conciliazione".

La seconda è la più gradita probabilmente…

"Ed è la riduzione delle rette grazie ai finanziamenti di Comune, Regione e Stato. D’altronde su base mensile, gli oneri sono coperti dall’ente locale per l’80%, mentre le famiglie si occupano del restante 20%".

A Reggio di quali sconti si parla?

"Prendendo una famiglia media, quindi due persone che lavorano con un Isee intorno ai 21mila euro, la retta mensile è passata da 345 agli attuali 242 euro; è un taglio del 30%. Più in generale, la fascia minima con Isee fino a 4mila euro spende 32 euro ogni 30 giorni, la più alta invece 432. Sono cifre assolutamente competitive che rappresentano una grande opportunità per le famiglie".

Veniamo alla terza.

"La rappresentazione del nido come un passaggio educativo fondamentale. Dai 9 ai 24 mesi, nella categoria dei cosiddetti ‘lattanti’, abbiamo osservato la crescita maggiore di domande pervenute. E questo non può che far piacere. Reggio d’altronde lavora da 40 anni sull’educazione dei bambini, e gli sforzi fatti stanno dando risultati evidenti".

Nonostante tutto, circa 200 famiglie rimarranno fuori dalla lista. Contano più le strutture o il personale?

"Le strutture senza ombra di dubbio. Quest’anno abbiamo potenziato il nido Picasso con una sezione in più, guadagnando una ventina di posti. Ma non è abbastanza. A livello regionale, come annunciato, arriveranno maggiori fondi anche se parliamo di 2-300mila euro in più nel complesso su Reggio. Riponiamo invece grande fiducia nella richiesta fatta al governo per il Pnrr: ci sono in ballo circa 10 milioni di euro. Se dovessero arrivare allora potremmo realmente potenziare le strutture, aumentando così i posti a disposizione".