La band ispirata alle Br: "La nostra è arte". La Digos indaga

Il comunicato de la P38: "Grazie alla musica vogliamo scuotere gli animi. Siamo estremi e provocatori, ma non pensiamo certo alla lotta armata"

Uno dei manifesti della band che si è esibita il 1° Maggio al Tunnel

Uno dei manifesti della band che si è esibita il 1° Maggio al Tunnel

Reggio Emilia, 5 maggio 2022 - Parlano di "provocazione artistica" e "negano di essere terroristi". La ‘P38’, la band finita nell’occhio del ciclone per l’esibizione del Primo Maggio al circolo Arci Tunnel di Reggio con tanto di bandiera delle Brigate Rosse e contenuti dei testi che rievocano gli Anni di Piombo, si difende dalle accuse. Ma intanto la Digos reggiana è stata incaricata dall’autorità giudiziaria di svolgere accertamenti su quanto accaduto. Si sta valutando infatti se – come esiste l’apologia del fascismo – possano sussistere ipotesi di reato (istigazione al terrorismo?) vista l’affissione sul palco del vessillo delle Br con la stella asimmetrica a cinque punte. Il gruppo musicale – che ricordiamo è formato da anonimi che si esibiscono incappucciati con un passamontagna bianco, accompagnati solo dai nome d’arte (Astore, Papà Dimitri, Jimmy Pentothal e Yung Stalin, questi i componenti) – ha risposto con una nota stampa inviata ai media. Il contenuto lo pubblichiamo edulcorato, visti i toni sprezzanti e deliranti che grida al solito "complotto", tipico alibi di chi non ha altri argomenti. "Se fossimo componenti di un gruppo armato clandestino forse strillarlo nei pezzi e sui palchi non sarebbe la migliore strategia da adottare – scrivono –. Potremmo far notare come nella attuali classifiche, nei brani che passano in radio, nelle canzoni che ascoltano i vostri figli ancora prima di finire le scuole medie, vengono decantati reati ben peggiori. Dallo spaccio alla mafia. Quando si parla di arte e musica, è spesso la provocazione a scuotere gli animi, a far voltare le teste. Facciamo fatica a definirci artisti, e certamente vogliamo evitare di paragonarci a nomi quali Cccp, Sex Pistols o simili. Siamo estremi e provocatori? Sì. Tutto questo è voluto. Il fatto stesso che qualcuno si indigni è, in un certo senso, previsto. Siamo qui per creare slanci. Pensiamo quindi di poter sorvolare anche sulle parole di chi ci accusa di voler rifondare le Br".

Sull’oltraggio al caso Moro (con la canzone dal titolo ‘Renault’, rievocando la R4 rossa dove venne trovato morto lo statista) poi affermano: "Un morto come lo sono stati i morti di overdose nelle periferie abbandonate dallo Stato, come lo sono i morti sul lavoro nelle fabbriche che ignorano le norme di sicurezza, come lo sono i morti di una pandemia gestita disastrosamente dalle istituzioni. Non sopportiamo più questo mondo al collasso, questa distopia chiamata normalità dove si sorvola sulla vita dei meno fortunati, questa farsa dove si ignorano i bisogni delle classi oppresse. Crediamo di non essere gli unici ad essersi stancati, a giudicare dalla foga, dalla furia, dalla commozione con cui il pubblico (60 persone a Reggio… ndr) accoglie i nostri concerti". Infine concludono: "Consigliamo di non trattarci come una malattia, ma come un sintomo: alla fin fine, noi non siamo che uno sfogo".