Alessandro Barilli è stato prima presidente della Reggiana e poi direttore tecnico del Sudtirol. La sfida di domenica è quindi un po’ la ‘sua’ partita Barilli, come sta?
"Bene, non sono più nel mondo del calcio, ma seguo sempre con grande interesse soprattutto la Reggiana. L’anno scorso, in casa, ho perso solo la partita con il Brescia".
Che impressione le sta facendo la squadra di Viali?
"Mi piace molto, ma mi era piaciuta tanto anche quella di Nesta, infatti inizialmente ero triste per tutti i cambiamenti fatti. Adesso però, paradossalmente, ho sensazioni ancora più positive perché c’è una squadra molto divertente da vedere, ben organizzata e con delle ottime individualità".
A chi si riferisce in particolare?
"Beh Vergara si era già capito l’anno scorso quanto fosse forte, Maggio ha fatto vedere di avere capacità sopra la media, Portanova non lo scopro io e poi mi piacciono molto sia Sersanti che Ignacchiti. È chiaro che quest’ultimo ha margini di miglioramento essendo al primo anno di Serie B, ma è un bel prospetto". Il gioco di Viali ha portato una ventata di freschezza…
"Sì, è molto organizzato, veloce e la squadra è brava a ripartire. Le prime impressioni sono straordinarie, con Viali mi sono praticamente incrociato perché quando io sono arrivato al Sudtirol (marzo 2017) avevano appena deciso di cambiarlo, ma so che è amico di Zauli quindi mi sta simpatico".
A proposito di Sudtirol, che squadra hanno allestito i suoi ex ‘colleghi’?
"L’ho visto solo un tempo contro il Modena, ma la struttura è sempre quella: combattiva, fisica, difficile da affrontare per chiunque. Ha uno spirito radicato nel tempo".
Come giudica il campionato di Serie B e dove colloca la Reggiana? Meglio guardare solo alla salvezza oppure…
"È un campionato troppo strano, impegnativo e da prendere molto sul serio. È saggio concentrarsi solo sull’obbiettivo salvezza, poi è chiaro che vediamo tutti che ci sono delle qualità che potrebbero anche permetterci di alzare l’asticella, ma qui mi fermo. Per fare i playoff bisogna spodestare una delle 7-8 squadre costruite con budget stratosferici per la categoria…". Le piacerebbe tornare nel mondo del calcio?
"Mi diverto molto anche a fare il tifoso, alla Reggiana ho vissuto un periodo di grande fatica e anche di offese, ma è stata un’esperienza straordinaria e credo di aver fatto un lavoro importante, con poche possibilità. A Bolzano mi sono divertito di più perché non avevo la pressione della città, ma sono state entrambe esperienze appaganti. Il presidente non lo farei mai più di sicuro, se invece ci fosse un club che ha bisogno di un manager che abbia esperienza, se ne potrebbe parlare".
Ha dei rimpianti?
"La semifinale di Bassano è un ricordo che un po’ mi tormenta, meritavamo di passare e in finale col Como non ci sarebbe stata storia. Peccato, perché la prospettiva di quegli anni sarebbe stata diversa e Vavassori avrebbe completato l’acquisizione del club. A quel punto però sono dovuto uscire anche per le forti pressioni esterne e purtroppo siamo finiti nel baratro…". Tutta ‘colpa’ di Piazza?
"Assolutamente no, anzi. Lui è sicuramente stato ingenuo, ma i fatti dicono che la colpa è di chi gli stava attorno… Ha fatto tutto in buona fede, ma è stato dissanguato".