Batterio chimera, due morti a Reggio Emilia

Il contagio sarebbe avvenuto in una clinica attraverso un macchinario 'cuore-polmone'. La Regione avvia un'indagine, Venturi: "Allerta massima". L'ospedale: "Macchine già sostituite"

Batterio chimera, due morti a Reggio Emilia (foto d'archivio)

Batterio chimera, due morti a Reggio Emilia (foto d'archivio)

Reggio Emilia, 21 novembre 2018 - Due persone sono morte quest'estate a causa di un'infezione da Micobatterio Chimera, dopo essere state operate al Salus Hospital di Reggio Emilia. Per altri due casi sospetti, sempre dopo un ricovero nella stessa struttura, sono in corso verifiche.  Il controllo è stato avviato anche sugli anni scorsi, in particolare su un centinaio di cartelle relative a persone sottoposte a interventi di cardiochirurgia in Emilia Romagna, soprattutto a carico delle valvole cardiache, nel periodo 2010-2017, persone poi decedute.

AGGIORNAMENTO Batterio killer, altri due morti. Stop alle macchine cuore-polmone

Il micobatterio chimera avrebbe provocato 6 morte sospette anche in Veneto. Il contagio sarebbe avvenuto attraverso uno specifico macchinario 'cuore-polmone'.

"Siamo di fronte ad un evento raro, causato probabilmente da un lotto di macchinari prodotti dalla stessa azienda. L'allerta, naturalmente, da parte nostra è massima", afferma l'assessore per la salute dell'Emilia-Romagna, Sergio Venturi, che annuncia l'avvio di un'indagine della Regione sul Micobatterio chimera, che si può annidare in una macchina in uso nelle sale operatorie.

I casi di Reggio Emilia sono stati segnalati al Ministero della Salute. 

COS'E' IL MICOBATTERIO CHIMERA - Secondo quanto riporta il Ministero della Salute, si "un batterio identificato per la prima volta nel 2004, diffuso in natura, presente soprattutto nell'acqua potabile e generalmente non pericoloso per la salute umana. Casi invasivi di M. chimaera sono stati riscontrati in Europa, e non solo, e sono stati associati all'utilizzo di dispositivi di raffreddamento/riscaldamento (Heater-Cooler Devices, Hcd) necessari a regolare la temperatura del sangue in circolazione extra corporea durante interventi cardiochirurgici, per lo più per contaminazione dei pazienti tramite aerosol proveniente dall'acqua delle taniche dei dispositivi. La prima identificazione di un caso di infezione associato a questo tipo di dispositivo risale al 2014, anche se attraverso indagini retrospettive è stato possibile riconoscere anche casi verificatisi precedentemente, a partire dal 2011".

Il periodo di incubazione dopo l'esposizione al M. chimaera risulta lungo - si legge - con una mediana di 17 mesi (range 3-72 mesi). "Segni e sintomi sono generalmente aspecifici e comprendono affaticamento, febbre e perdita di peso. Non esiste una terapia stabilita e il tasso di mortalità è circa del 50%. Attualmente, l'entità dell'epidemia globale non è nota con esattezza". 

LE MACCHINE CUORE-POLMONE -  Sono una trentina in Emilia Romagna le macchine cuore-polmone che permettono la circolazione extracorporea nel corso di particolari interventi cardiochirurgici. Quelle su cui si è concentrata l'attenzione della Regione, si legge in una nota, sono una ventina, di cui cinque già dismesse negli anni e sostituite.

Il legame macchina-batterio è l'acqua, che serve per raffreddare l'apparecchiatura: è da qui che può liberarsi un aerosol con il microrganismo.

"La Regione - conclude Venturi - ha già chiesto alle strutture di cardiochirurgia che vengano sostituite tutte le macchine potenzialmente a rischio o che ci sia un loro adeguamento, per evitare altre possibili diffusioni in sala operatoria di agenti patogeni".

La Regione, che in questa vicenda coinvolgerà i medici di famiglia, sta preparando inoltre un'informativa che invierà a tutti i pazienti nelle strutture di cardiochirurgia, operati con l'utilizzo della macchina cuore-polmone: l'obiettivo è informarli sulle infezioni che si sono verificate e invitarli, in caso si verificassero successivamente al ricovero sintomi febbrili, a rivolgersi al proprio medico curante.

LA NOTA DELLA CLINICA - La clinica Salus Hospital di Reggio Emilia precisa che "i pazienti cardiochirurgici coinvolti nell'indagine erano affetti da polipatologie, e al momento non risultano comunicazioni di casi accertati". E poi: "All'epoca dei fatti, l'esistenza e la probabilità di esposizione al batterio tramite l'utilizzo di questi macchinari non poteva essere conosciuta, perché i medici italiani hanno appreso tale problematica solo successivamente". 

Sui macchinari la clinica specifica: "sono prodotti dall’azienda Stockert di Friburgo, Germania. La manutenzione delle due macchine è stata eseguita dall’azienda distributrice italiana con cadenza annuale, seguendo le indicazioni per il trattamento dell’acqua con l’azione battericida", secondo le normative vigenti. Questi "sono stati immediatamente dismessi e sostituiti con modelli aggiornati". 

E sulla sterilizzazione: "i rigorosi processi di sterilizzazione degli ambienti, del personale preposto per tutto il periodo di impiego dei macchinari e dei macchinari stessi in uso nelle sale operatorie di Salus Hospital sono sempre stati eseguiti con estrema accuratezza di tutti i protocolli previsti. E tutti i certificati di analisi sono sempre risultati negativi al Mycobacterium chimaera".

Infine: "Il presunto legame fra alcuni dei decessi e le infezioni tramite il macchinario di riscaldamento extracorporeo è attualmente ancora in fase di valutazione da parte degli organi preposti".