Reggio Emilia, Bellanova su Ferrarini. "Il rilancio passi dal Made in Italy"

Il gruppo Intesa-Bonterre legge nelle parole del ministro un chiaro endorsement alla proposta d’acquisizione avanzata nei giorni scorsi

Teresa Bellanova, ministro delle Politiche Agricole

TERESA BELLANOVA MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE

Reggio Emilia, 31 agosto 2020 - Una svolta non solo finanziaria, ma industriale. E’ questo, secondo la ministra Teresa Bellanova, che serve a Ferrarini per ripartire e uscire dalla crisi. La numero uno dei dicastero delle Politiche Agricole è intervenuta ieri in Puglia parlando con i giornalisti. E nelle sue parole il gruppo Intesa San Paolo, che assieme al gruppo cooperativo Bonterre ha presentato un’offerta per rilevare il marchio, legge un chiaro endorsement (in alternativa a quella che sarà presentata questa settimana dalla famiglia Ferrarini assieme al Gruppo Pini). "Per salvare il Gruppo Ferrarini non basta una iniezione finanziaria ma occorre soprattutto superare le ragioni che hanno provocato la crisi dello storico salumificio con una decisa svolta strategica per valorizzare il vero Made in Italy con il coinvolgimento dell`intera filiera". Così sabato sera ha affermato la Ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova. Sottolineando che si tratta di "un obiettivo possibile grazie all’azione del Ministero e del Governo che ha introdotto l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle carni suine trasformate per combattere la concorrenza sleale dall’estero e garantire trasparenza ai consumatori sulla reale provenienza dei prodotti".  "Un tassello che considero essenziale – ha proseguito la Ministra – è il lavoro per difendere il Made in Italy che mi vedrà impegnata anche lunedì e martedì prossimo, negli incontri con i ministri dell’Agricoltura europea in Germania. Per questo mi auguro che ad essere individuata sia veramente l’offerta migliore sul versante della tutela e valorizzazione del 100 per cento italiano, della solidità della cordata imprenditoriale, del rispetto e mantenimento del livello occupazionale e della qualità del lavoro anche dei fornitori. Se sarà necessario un intervento pubblico, non potrà che avvenire in una ottica di filiera in un settore dove operano cinquemila allevamenti in grandi difficoltà e non certo iniziative che favoriscano delocalizzazione degli approvvigionamenti. Una strada coerente con l`azione del Governo che con il decreto di agosto ha scelto di aiutare l`intera filiera dal campo alla ristorazione in crisi con 600 milioni di euro da destinare alle strutture che acquistano prodotti Made in Italy". Nei giorni scorsi tutte le principali sigle di rappresentanza (Cia e Coldiretti) oltre all’intero mondo cooperativo si erano mossi per sostenere la proposta di Intesa-Bonterre. Cosa che però non determina affatto la chiusura dell’operazione, essendo che la famiglia Ferrarini non sembra intenzionata a rinunciare alla propria offerta alternativa.