Benati assolta: "Non minacciò la ragazza"

L’assistente sociale a processo per violenza privata su una diciassettenne. "Ho sempre detto la verità e agito a tutela della minore"

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Per lei, che anche ieri mattina, agli sgoccioli dell’udienza preliminare, ha preso la parola davanti al gup per proclamare la propria innocenza, finisce un incubo. L’assistente sociale Beatrice Benati, 32enne nata a Formigine (Mo) e residente a Correggio, a processo con rito abbreviato, è stata assolta "perché il fatto non sussiste": è stata accolta in pieno la richiesta avanzata dagli avvocati difensori Luigi Scarcella e Giulia Incerti. Benati, che non è mai stata sottoposta a sospensione dal lavoro e ha sempre continuato la sua attività, doveva rispondere di due imputazioni: violenza privata tentata e consumata, relative alla vicenda di una minorenne, allora di 17 anni e mezzo, in carico ai servizi sociali di Bibbiano, tra il dicembre 2018 e il gennaio 2019. Per lei il pm Valentina Salvi aveva chiesto un anno e mezzo di condanna. Secondo l’accusa, l’operatrice aveva cercato di costringere la madre della ragazza a interrompere la sua relazione con un uomo - fatto a cui la donna si oppose - perché lui sarebbe stato interessato sessualmente alla figlia: "una mera supposizione non riscontrata", secondo il pm, ma l’operatrice avrebbe ventilato comunque di collocare la figlia in affido.

Per la Procura, la madre era stata costretta a rinunciare a trascorrere le vacanze di Natale con la figlia, perché quest’ultima - per evitare l’allontanamento da parte dei servizi sociali - era stata forzata a passare le feste con la famiglia affidataria. La difesa aveva sostenuto in passato che Benati non avesse mai rivolto alcuna minaccia, neppure implicita, ma che si fosse limitata a dare qualche indicazione all’interno di una situazione familiare problematica. Ieri mattina davanti al gup l’assistente sociale ha ribadito il concetto, ovvero che non era opportuno che la minore rimanesse nella casa familiare e che lei andò per dieci giorni, nel periodo natalizio, a tempo pieno, dall’affidataria che già la teneva part time: il tutto con il consenso della minore stessa e della madre. L’avvocato Scarcella, replicando ieri al pm, ha sostenuto che la vicenda dovesse essere considerata nel complesso: "La figlia grande picchiava la madre, la minore assisteva e ne pativa le conseguenze. In questo contesto si inserì il nuovo compagno della madre, sconosciuto alle ragazze che mostrarono disagio". Da Benati trapela il senso di liberazione da un fardello: "Sono molto contenta per la sentenza. Per me è stato importante aver potuto spiegare al giudice la complessità della vicenda e e qual è stato il mio operato in qualità di assistente sociale. L’esito favorevole dimostra che ho sempre dichiarato la verità e ho agito unicamente a tutela della minore e della famiglia in questione". Dopo aver espresso un ringraziamento ai suoi avvocati, Benati riflette sul dibattuto argomento degli affidi: "È importante far comprendere come l’affido di un minore al servizio sociale non è mai una punizione ai genitori, ma una possibilità per il minore che vive una situazione di fragilità". La difesa, affidata agli avvocati Scarcella e Incerti, si dice "molto soddisfatta": "La pronuncia di assoluzione dimostra che è stata assolta pienamente la nostra tesi".

Alessandra Codeluppi