Bersani sarà l’ospite d’eccezione

Il programma delle celebrazioni del 62° anniversario. Alla vigilia si riaccende la diatriba fra Destra e Sinistra sugli scontri in piazza

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Sarà Pier Luigi Bersani domani l’ospite d’eccezione per le celebrazioni del 62esimo anniversario dei Martiri del 7 Luglio. Il deputato ex leader del Pd è uno dei relatori nel momento clou delle commemorazioni, alle 18 ai giardini di piazza della Vittoria. Con lui interveranno anche il sindaco Luca Vecchi, il presidente della Provincia Giorgio Zanni, Silvano Franchi fratello di Ovidio – uno dei martiri – e Cristian Sesena, segretario generale della Cgil. In caso di maltempo, gli interventi saranno trasmessi in diretta sul sito del Comune di Reggio.

Un’ora prima, alle 17, al cimitero monumentale l’omaggio alle tombe dei caduti (Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri e Afro Tondelli) e alle 17,45 in piazza Martiri sfileranno ke associazioni con gonfaloni e labari, per deporre una corona al cippo dedicato ai martiri. Alle 18,30, evento collaterale al capannone 18 delle ex Reggiane per la performance teatrale ’Nato senza camicia - Giuseppe Di Vittorio’. Alla sera poi,dalle 19 ci si sposterà a Casa Cervi a Gattatico, con una mostra fotografica di Anna Campanini e alle 21,30 con l’inaugurazione del Festival di Resistenza.

Ma già oggi ci saranno due iniziative. Alle 18 in Sala del Tricolore sarà presentato il progetto "Dare un futuro al passato: un centro documentazione dedicato al 7 luglio 1960" – con il professor Philip Cooke, docente di Storia e Cultura Italiana all’Università inglese di Strathclyde e dello storico Mirco Carrattieri, ricercatore dell’Università di Modena e Reggio nonché collaboratore della rete Parri – promosso da Anpi, Cgil e Istoreco. Infine, alle 21,15 al centro sociale Orologio di via Massenet, la lezione concerto "Avanti popolo! Il canto sociale nella storia e nella memoria: tradizioni popolari, riscritture e rivisitazioni".

La strage di Reggio fu l’apice di un periodo di alta tensione in tutta l’Italia. La ’goccia’ fu la decisione del governo Tambroni, monocolore democristiano con l’appoggio esterno del Msi, di scegliere Genova (città partigiana, medaglia d’oro della Resistenza) come sede del congresso del partito missino. Le reazioni d’indignazione furono molteplici e la tensione in tutto il Paese provocò una grande mobilitazione popolare. L’allora Presidente del Consiglio, Fernando Tambroni, diede libertà di aprire il fuoco in "situazioni di emergenza" e alla fine di quelle settimane drammatiche si contarono undici morti e centinaia di feriti. Fatti che portarono poi alle dimissioni del governo Tambroni. A Reggio, la sera del 6 luglio la Cgil di Reggio proclamò per l’indomani uno sciopero generale provinciale dalle 12 alle 24. Era previsto un comizio nella centrale Sala Verdi (ridotto del teatro Ariosto) perché la Prefettura lo aveva proibìto all’aperto, negando anche la possibilità di usare altoparlanti per diffondere all’esterno, su piazza della Libertà (oggi piazza della Vittoria), quello autorizzato. Il corteo

di protesta era composto da circa 20mila manifestanti. Un gruppo di circa 300 operai delle Officine Reggiane decise quindi di raccogliersi davanti al monumento ai Caduti, cantando canzoni di lotta. Alle 16,45 iniziò la carica della delle forze dell’ordine aprendo gli idranti e sparando lacrimogeni. Tra il fuggi fuggi generale dei dimostranti che cercavano riparo, la polizia aprì il fuoco ad altezza uomo con il bilancio drammatico di cinque morti e diversi feriti.

Ma come sempre accade, specialmente nell’eterno duello Destra–Sinistra, la narrazione (la polizia attaccò o si difese?) è oggetto di battaglia politica. Proprio come la diatriba (vedi articoli sotto) fra Marco Eboli e Silvano Franchi riaccende il dibattito alla vigilia delle celebrazioni.

dan. p.