"Bertolini dimenticato Reggio chieda scusa"

Mauro Del Bue, amico dell’ex segretario riformista del Pci, punta il dito: "E’ stato lasciato solo come Mario Monducci"

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"La cosa più triste è questa solitudine. Vincenzo Bertolini è vissuto solo ed è morto solo. E adesso che non c’è più tanti begli articoli, belle dichiarazioni...".

Mauro Del Bue, 70 anni spesi in politica – nelle file del Psi – voleva bene all’ultimo segretario del Pci. Erano i leader provinciali dei due partiti negli ’80. Nacque un rapporto di stima e collaborazione, che si sublimò nella nascita della giunta Pci-Psi-Psdi-Verdi guidata da Giulio Fantuzzi. Un’amicizia continuata negli anni. Poi, l’altro ieri, la notizia della morte: solo, nel suo letto.

Del Bue, crede che la città avrebbe dovuto chiedere scusa a Vincenzo Bertolini?

"Beh, sì. Lui ha vissuto da separato rispetto al suo partito e alla sua città. Per tanti anni. Dal 1995. Ha pagato per il suo coraggio sul caso Nicolini e sul ’Chi sa parli’".

E dire che il ‘Chi sa parli’ restituì l’onore al partigiano Germano Nicolini, condannato per un omicidio commesso da altri. E lei ebbe la stessa sorte di Bertolini.

"Lui, che era consigliere regionale, non venne rieletto. Io non venni neanche ricandidato".

Perché Bertolini ha pagato?

"E’ stato un anticipatore. Era già socialdemocratico quando i comunisti erano ancora comunisti. Era per l’alleanza con l’area socialista. Era per il dialogo, era per la ricerca della verità. Era con Otello Montanari quando questi, dopo il ’Chi sa parli’, venne sostituito all’Anpi e al Cervi".

La lungimiranza non paga.

"La politica non è un’arte logica. Chi ha avuto ragione per primo in genere viene punito rispetto a chi ha sbagliato per primo".

E Reggio non sfugge al paradosso.

"La nostra città ha un duplice difetto. Non riconosce i meriti degli anticipatori, scavalcati dai posticipatori. Non ha una dimensione storica. Secondo: sposa tutte le mode, promuove il nuovo che avanza. Ma non è detto che un giovane sia più innovatore di un anziano".

Com’era il Bertolini privato?

"Dimenticava tutto: tessere, portafogli, documenti, ombrelli. Era un uomo di pensiero. Ironico, simpatico. Con Paolo Lanzi costituiva la componente sorridente e allegra del Pci".

Fortunato con le donne.

"Non saprei dire. Assomigliava vagamente a Jean Paul Belmondo. Il suo grande amore è stata Riccarda Nicolini".

Negli ultimi mesi aveva qualche problema di salute.

"Aveva una malattia delle ossa, faticava a camminare. Era solo. La città si è voltata dall’altra parte come aveva fatto con Mario Monducci, l’ex deputato del Pri, morto in solitudine e senza mezzi. Qui scopriamo il valore delle persone solo quando muoiono".

Oggi la salma di Bertolini sarà cremata. Per sua espressa volontà, non ci saranno pubblici commiati. Coerente sempre.

Andrea Fiori