"Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza". Così argomentava Alessandro Manzoni in una delle sue opere più celebri, quel ‘Cinque maggio’ dedicato all’epopea di Napoleone Bonaparte che tutti abbiamo affrontato sui banchi di scuola. Proprio il 5 maggio terminerà la regular season della Pallacanestro Reggiana, ma per capire se la squadra di Priftis sarà riuscita a fare il salto di qualità definitivo non bisognerà aspettare così a lungo. Le prossime quattro partite (tre di campionato e i quarti di finale di Coppa Italia) potranno infatti dirci parecchio sull’evoluzione del team biancorosso, chiamato a confrontarsi con Tortona (fuori), Venezia (in casa), Brescia (fuori) e Virtus Bologna (a Torino).
Il cammino fino a questo punto è stato tutto sommato lusinghiero e il grande merito del nuovo corso targato Coldebella va riscontrato soprattutto nell’entusiasmo che ogni weekend pervade il PalaBigi, tornato quello dei bei tempi. Spesso anche ‘attore protagonista’ o ‘sesto uomo in campo’ nei momenti clou delle gare. Non un dettaglio, bensì il nocciolo del discorso che sta a cuore anche ai proprietari, perché non va mai dimenticato che lo sport è divertimento oltre che competizione. Per arrivare però al livello successivo e consolidare quello che di buono è stato fatto, la Pallacanestro Reggiana dovrà dimostrare di avere spessore emotivo e credibilità tecnica anche lontano da via Guasco.
Le ultime due trasferte a Varese (-23) e Scafati (-26) hanno purtroppo confermato come la squadra abbia ancora dei cali di tensione che non le permettono di spiccare il volo e anche la vittoria interna con Cremona, portata a casa con più sofferenza del dovuto, ha messo in luce qualche pericoloso giro a vuoto.
Il coefficiente di difficoltà dei prossimi test sarà altissimo, perché Tortona sta rinascendo sotto la guida di De Raffaele e Colbey Ross, Venezia è sempre stata ai piani alti, Brescia attualmente è la capolista (con merito) e la Virtus, classifica alla mano, va pur sempre considerata come la seconda-terza forza a livello Eurolega.
Gli stimoli quindi dovrebbero essere ‘automatici’ quando ci si confronta con i migliori e queste sfide potranno servire a crescere ulteriormente, cercando di ‘limare’ quei dettagli che alla lunga fanno la differenza tra una squadra pronta per vincere e una che invece ‘vivacchia’ sfruttando il talento dei singoli.
Le prossime quattro partite potranno dirci molto sull’evoluzione del team di Priftis che, in ogni caso, ha già il grande merito di aver riacceso la passione (e il dibattito) in tutta la città.