di Giulia Beneventi
La polemica sul bosco Ospizio si sposta di pochi metri, di fatto dall’altra parte della via Emilia rispetto all’area su cui gravita un progetto molto criticato. L’intenzione è infatti quella di costruire in quell’area verde, nata spontaneamente dopo anni di abbandono, un supermercato Conad e un palazzo di cinque piani dove troverebbero sede la Casa della Comunità, il Polo territoriale Est e la biblioteca di Ospizio.
Gli attivisti per l’ambiente da mesi sono sul piede di guerra, col coinvolgimento anche di molti cittadini, per impedire che il polmone verde di 50mila metri quadri venga cementificato per più della metà (circa 30mila metri quadri). Tra le ragioni che giustificano l’intervento è stato citato più volte il degrado che interessa quella zona, in quanto appunto abbandonata.
Ecco allora che i gruppi di attivisti (Extinction Rebellion, ReggioemiliaRipuliamoci, Legambiente, Wwf, Ecologia integrale, Lipu, Comitato ecosistemico reggiano e Acqua bene comune) spostano l’attenzione su un’altra area molto vicina al bosco, per l’esattezza il parco e la stazione ferroviaria locale di San Lazzaro. Documentato tutto tramite foto, il luogo si presenta in condizioni più che discutibili.
"Bivacchi, gente che dorme per strada, rifiuti abbandonati – dicono gli attivisti –. E il degrado da eliminare sarebbe quello del bosco urbano?".
Il primo esempio è la zona del parco San Lazzaro dove si trova il Museo della Psichiatria. È evidente come i porticati fungano in realtà da domicilio per senza fissa dimora, con tanto di materassi e vestiti piegati.
"Ovviamente trattandosi di persone senza una casa ci sono rifiuti ovunque – aggiungono –. Senza contare la pista di fondo lasciata lì in un angolo, metallo e plastica che nel tempo diventeranno sempre più inquinanti". L’impianto che venne usato tempo fa per creare una pista di sci di fondo nel parco oggi giace accatastato per terra, "quando andrebbe sistemato magari dentro i magazzini comunali". "Tutta la zona di San Lazzaro è in queste condizioni" proseguono gli attivisti, che stavolta fermano l’obiettivo sull’omonima stazione della linea ferroviaria: "Anche qui troviamo bivacchi e dispositivi della stazione vandalizzati, come le telecamere di videosorveglianza che di conseguenza risultano del tutto inutili".
Un ultimo sguardo agli orti che si trovano non lontano da quegli stessi binari: "A parte il fatto che per l’irrigazione usano l’acqua del canale, che viene dal depuratore di Mancasale – premettono – anche qui, a nostro avviso, la situazione è di degrado ed emarginazione totale".
"Il Comune ha dato il via libera alla comunità cinese per poter usare quel terreno – continuano – ma si sono un po’ allargati, fino a creare dei veri e propri terrazzamenti. Per permettere la coltivazione sono anche stati tagliati alcuni alberi del parco Paride Allegri".
Ora, al netto di tutto, la considerazione finale torna all’oggetto della discordia: "Togliendo il bosco urbano si pensa poi che il Conad farà anche servizio di vigilanza? – chiedono – Certo che no, nei fatti non cambierà nulla". E le persone senza fissa dimora, quasi sempre habitué del Sert tra le altre cose, continueranno a gravitare nel quartiere. "Se il problema è il degrado questo non è certo da imputare alla presenza del bosco – concludono –. Basta guardare quanto sia fuori controllo la zona di San Lazzaro".