«Al sud il Comune di Brescello sarebbe già stato sciolto per infiltrazioni»

Lo studioso Vittorio Mete: «Il prefetto ravviserebbe elementi di condizionabilità»

Il sindaco di Brescello Marcello Coffrini

Il sindaco di Brescello Marcello Coffrini

Castelnovo Monti (Reggio Emilia), 10 giugno 2015 - «SE BRESCELLO fosse al sud, il Comune sarebbe già stato sciolto per infiltrazioni mafiose»Non ha dubbi Vittorio Mete, docente all’università di Catanzaro e membro della commissione consultiva permanente di Avviso Pubblico. Ospite dell’incontro Coop per la legalità nella sala consiliare di Castelnovo Monti, il ricercatore di sociologia politica, ha presentato il suo libro, Mafie del Nord - Strategie criminali e contesti locali (Donzelli Editore), a fianco del sindaco Enrico Bini.

E, nelle pieghe del dibattito, ha fatto riferimento esplicito al caso-Marcello Coffrini. «Per quanto riguarda Brescello – ha spiegato – penso alla normativa sui Comuni sciolti per mafia, che manda a casa un’amministrazione democraticamente eletta per presunte infiltrazioni mafiose. Ad agire è direttamente il ministero degli Interni, sulla base degli elementi che emergono, non la magistratura. Per questo dico che Brescello al sud sarebbe già stata sciolta per infiltrazioni mafiose. Con gli stessi elementi di condizionabilità, probabilmente un prefetto particolarmente propenso a usare la misura, al sud avrebbe già fatto l’accesso antimafia, come misura. E il sindaco, in questo caso, non si può difendere, non può dire niente al ministero degli Interni».

Nel volume curato da Rocco Sciarrone, un intero capitolo (quello scritto da Mete) è dedicato all’origine ed evoluzione della ’ndrangheta a Reggio. Due anni di ricerche, sfociate in pagine coraggiose, che gettano nuova luce e lasciano spazio a nuove interpretazioni sulla crescita della comunità cutrese nella nostra città. Dal primo gruppo di ‘pionieri’ arrivati intorno al 1957 per costruire il quartiere Rosta Nuova, al ponte migratorio favorito dal Pci («per omogeneità di coloritura politica tra Reggio e il crotonese»); dalla crisi del latifondo calabrese al contestuale boom edilizio emiliano. Righe in cui si cerca di sfatare alcuni luoghi comuni («non è stato il soggiorno obbligato di Dragone a dare il via al nucleo, c’era già qui una comunità arricchita da vent’anni di edilizia») e fornire altre chiavi di lettura.