Buffon, Bucci e Tassotti a Fellegara L’addio dei grandi campioni a Vecchi

Ieri i funerali dell’ex calciatore e maestro dei super portieri, con tante leggende del calcio nazionale. Gigi nei primi banchi in chiesa trattiene a stento le lacrime: "Mi ha insegnato l’amore per il mio mestiere"

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di Daniele Petrone

Più che un classico addio è stato un elogio alla semplicità, nel senso più nobile, quello a Villiam Vecchi, l’ex guardiano del Milan – morto mercoledì all’età di 73 anni – col quale ha vinto tutto, così come da allenatore di portieri tra i più forti della storia moderna del calcio. Nella sua piccola Fellegara di Scandiano dalla quale decollò la sua splendida carriera nonostante il suo metro e settantasei (non un gigante per chi difende i pali) è riuscito a riunire i suoi grandi allievi nella chiesetta del paese.

C’era il più grande di tutti: Gigi Buffon che ci ha tenuto ad esserci di persona. Dopo il sentito messaggio sui social, è venuto a salutarlo per l’ultima volta. "Ricordo i sorrisi insieme e gli aneddoti che saranno per sempre un patrimonio inestimabile per me. Mi aggrappo a questi per sconfiggere la tristezza. Mi ha insegnato il mestiere, ma soprattutto l’amore per la professione. È il lascito più grande di Villiam al calcio. C’è una frase che non si può dire – perché un po’ colorita – che mi diceva sempre e che riecheggia nel mio quotidiano tanto da ripeterla anche ai miei figli quando voglio spronarli", ha raccontato sul sagrato prima di applaudire e farsi il segno della croce quando arriva il feretro. Per poi andarsi a sedere in prima fila nei banchi davanti all’altare dove a stento è riuscito a trattenere la commozione.

"Villiam era affezionatissimo a Gigi, lo voleva anche al Milan, lo corteggiava. Una volta era molto vicino al trasferimento e Vecchi si presentò a Milanello con un cartonato di Buffon", racconta Marco Nosotti, volto noto di SkySport, anche lui tra i presenti. Come anche Luca Bucci e Mauro Tassotti, storico vice di Carlo Ancelotti nell’invincibile Milan dove Vecchi ha insegnato i trucchi del mestiere a Dida portandolo a vincere la Champions così come ha fatto poi anche al Real Madrid – dove lo chiamavano ‘el viejo’ (il vecchio) – con Iker Casillas, seguendo sempre Carletto (assente ieri, ma che due giorni fa è arrivato dalla capitale iberica insieme alla leggenda dei galacticos, Emilio Butragueño, per un’ultima carezza in camera ardente), vincendo la ‘dècima’ storica Coppa Campioni dei ‘blancos’. E poi ancora gli ex granata Sergio D’Agostino, ‘Gegio’ Sgarbossa, Dario Morello, Sergio Eberini, Luciano Foschi, Mauro Rabitti, l’ex ds Renzo Corni che non riusciva neppure a parlare dal dolore, l’ex tecnico Franco Fontana e l’ex presidente Ermete Fiaccadori.

Grandi campioni, ma prima di tutto grandi amici di Villiam. Dai big ai comuni cittadini, erano tutti qui per lui. Era un ’normal one’, l’uomo del popolo fuori dal campo che giocava a briscola al bar coi compaesani e un maestro di scuola dentro per i mostri sacri. Siamo abituati a vedere i funerali dei grandi sportivi quasi come eventi morbosi, dove la gente va a caccia di selfie ai personaggi. Invece ieri erano tutti composti. Niente retorica delle maglie sulla bara. Solo palloncini rossoneri lanciati in cielo per raggiungerlo e un messaggio della moglie Lorena e della figlia Micaela sull’altare: "Sei stato un grande papà, un grande marito. Tra poco sarebbe iniziato il campionato, non vedevi l’ora... Lo guarderemo noi per te. E ti aggiorneremo su risultati della tua Reggiana".