Caccia Reggiane, nuovo volo. Dal restauro alla nostra città

Ultimata la sistemazione del Re2002

L’aereo delle Reggiane con le insegne tedesche

L’aereo delle Reggiane con le insegne tedesche

Reggio Emilia, 23 luglio 2017 -  Settant'anni dopo un caccia Reggiane sembra volare verso il Campovolo, quasi il tempo non avesse scavato un abisso tra la Seconda guerra mondiale e la contemporaneità. «Il restauro del Re2002 è praticamente finito: sarà possibile ammirarlo a settembre», fanno sapere dal museo dell’Aeronautica di Vigna di Vale (Roma), che ne detiene la proprietà. «La Celin Avio Leonardo sta rifinendo i particolari. Doveva essere consegnato a maggio, però ci sono stati richiesti altri pezzi per completare le ultime cose».

«Il recupero dell’aereo è concluso, forse sarà esposto brevemente a Reggio»: la notizia rimbalza nei blog di esperti e appassionati, tra cui quello dell’associazione Gruppo amici velivoli storici. Viene espressa la speranza che faccia tappa nella città dov’è stato fabbricato, prima di brillare sotto i riflettori della struttura museale. L’auspicio di voce in voce si trasforma in convinzione. Del resto è stato necessario pazientare a lungo, prima di vederne il recupero. Tra i lavori più recenti, la ricostruzione della parte sottostante la cabina di pilotaggio.

«La colorazione è dedicata alla memoria del maggiore e medaglia d’oro Giuseppe Cenni, che con questo tipo di aereo volò nel 1943», anticipa l’Aeronautica militare. Il Re2002 Ariete restaurato è unico. Originariamente ne sono stati realizzati 260 prevalentemente dalle Officine Reggiane. Prodotto nel 1943, quest’esemplare è stato requisito dai tedeschi dopo l’Armistizio. Danneggiato, spogliato delle strumentazioni, la Luftwaffe lo ha infine utilizzato come mezzo ‘civetta’ nei campi di volo per sviare le incursioni degli Alleati. Resti di un velivolo simile sono stati segnalati sul fondale di Corfù (Grecia). «Su questo aereo sono stati fatti lavori anche a Reggio a fine anni Settanta e inizio Ottanta dal gruppo Aviazione Reggiane dedicato al pilota Scapinelli. Ne facevano parte Alfeo Manghi e Sebastiano Repetti», racconta Emilio Torelli, istruttore di volo, che rievoca una parte delle vicende del caccia. «In un capannone tra il parcheggio e l’ingresso delle Reggiane, venne tolta la vecchia pannellatura per collocarne una nuova fornita dall’Aeronautica. Inizialmente aveva le insegne tedesche e la colorazione mimetica ed era stato costruito in città prima dell’occupazione». Alcuni momenti del restauro sono stati documentati dallo studioso Sergio Govi.

Il restauro sarà argomento di tesi da parte di Erika Temellini, laureanda in Ingegneria alla Facoltà di Bologna nella sede di Forlì, anche grazie al supporto dell’Archivio digitale Reggiane Unimore. Il velivolo tramanda la progettualità degli stabilimenti delle Officine Reggiane, dove erano impegnati 12mila dipendenti. Ora il sogno meccanico si avvera: figli e nipoti di quelle maestranze potranno rivedere il mitico Ariete.