Cacciatore aggredito da un cinghiale, vivo per miracolo. "Mai visto una bestia così"

Brenno Croci, 50 anni, è stato ferito a entrambe le gambe. Il figlio Fabio: "Poteva colpire chiunque, aveva zanne pazzesche"

Fabio Croci con papà Brenno, ferito dal cinghiale. Erano a caccia nelle campagne

Fabio Croci con papà Brenno, ferito dal cinghiale. Erano a caccia nelle campagne

Canocca, 12 dicembre 2019 - Gli spari, urla, poi le sirene delle ambulanze e l’elisoccorso: nella zona tra San Polo e Rossena tutti ieri mattina hanno saputo che era successo qualcosa di brutto nel bosco. «Il cinghiale ferito è uscito dalla macchia e ci ha guardato minaccioso, poi ha puntato dritto mio padre. Ha colpito ed è scappato. Ha ‘aperto’ anche due cani… uno è in fin di vita, l’altro ha brutte ferite. Non avevo mai visto una bestia così grossa e pericolosa, aveva delle zanne pazzesche».

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Fabio, figlio del cinquantenne Brenno Croci, con voce rotta racconta dalla sala d’aspetto davanti all’ortopedia del Santa Maria Nuova il terribile incidente di caccia di cui sono stati vittima ieri attorno alle 11 a Borsea. I due sono esperti cinghialai, montanari di Leguigno di Casina, che partecipano praticamente da sempre alle battute. Una passione, la loro, tanto pericolosa quando adrenalinica; tramandata di padre in figlio, questa volta solo per un miracolo non ha avuto un esito tragico.

Il ferito, quando è stato caricato dal cinghiale, era disarmato così come il figlio: l’animale ha attaccato per uccidere, mirando al ventre dell’uomo. «Mio papà ha ferite alle gambe, una abbastanza grave, ma non è in pericolo di vita. Nessuna frattura. Ha perso davvero molto sangue e ci metterà molto tempo a rimettersi, ma nella sfortuna l’importante è che sia vivo», afferma il ragazzo. 

La battuta di caccia era iniziata in mattinate nella parte paesaggisticamente più bella del territorio sampolese, in zona di Atc. I cacciatori, tutti in regola, sono partiti con i cani e appunto in zona Borsea il cinghiale è stato ferito con una fucilata. E’ scappato verso il territorio di Rossena, inseguito dai segugi latranti, e si è infilato in una macchia di cespugli e rovi in un’area privata, la grande l’azienda venatoria «Canossa», oltre 1400 ettari di colli e valli naturalisticamente splendide. 

Nelle riserve di caccia si può entrare a sparare solo se soci. Così Brenno Croci - dipendente dell’Officina Corradini Soccorso Stradale di Reggio - molto correttamente è entrato senza fucile per richiamare i suoi cani. Con lui il figlio e a poca distanza, i compagni di battuta. «Forse è stata un’imprudenza dato che la preda era ferita ma lui ha rispettato le regole - ammette il ragazzo - Comunque all’improvviso il cinghiale è sbucato fuori, ci ha guardato e lo ha caricato con tutta la forza che aveva. Aveva delle zanne grossissime, era inferocito».  Fabio ha ancora negli occhi la drammatica scena, con il padre sanguinante e urlante a terra. «Abbiamo subito chiamato il 118 e in pochissimo tempo sono arrivate le ambulanze ed l’elicottero, che ha portato mio padre subito all’ospedale. Il cinghiale lo abbiamo poi ammazzato: non ne avevo mai visto uno così grosso, vecchio e cattivo. Per fortuna l’abbiamo preso perché poteva attaccare chiunque, anche un passante», spiega prima di lasciarci per entrare in vista nel reparto. I loro compagni di battuta hanno avvertito anche i guardiacaccia della riserva così la bestia ferita è stata abbattuta. Tra i cacciatori e gli ambientalisti, i residenti e le associazioni venatorie, i turisti e gli agricoltori in questo periodo è guerra aperta. Su una cosa però tutti sono d’accordo: i cinghiali sono troppi, sono pericolosi e dannosi, anche per gli automobilisti in transito nelle belle colline matildiche.