Cancellare l’antica frazione? Gli amministratori si dividono

Il sindaco di Vetto, Simone Ruffini: "È un’ipotesi remota. Intanto aspettiamo i dati dello studio di fattibilità". Il deputato Gianluca Vinci: "Sono problemi ineludibili. Nel caso ci saranno indennizzi a valore di mercato".

Cancellare l’antica frazione?  Gli amministratori si dividono

Cancellare l’antica frazione? Gli amministratori si dividono

Una possibilità remota o un male necessario?

La sommersione della frazione di Atticòla – prevista dal vecchio progetto della diga di Vetto, oggi del tutto ipotetica – divide la politica.

Fabio Ruffini – 46 anni, geometra, rieletto sindaco nel 2019 col Pd – invita a non mettere il carro davanti ai buoi.

"Mi sembra una possibilità molto remota. Sarà il nuovo studio di fattibilità ad indicare gli elementi tecnici, a dire se, come e dove realizzare la diga. Tra l’altro Atticòla – fa notare – si stava spopolando, ma negli ultimi anni è tornata viva. Alcune persone vi hanno preso casa e vi abitano stabilmente".

Sul tema invaso, il primo cittadino ha un atteggiamento molto laico: "Bisogna superare pregiudizi e slogan e smetterla di dire dia sì-diga no. Serve uno studio aggiornato, con le conoscenze e gli strumenti che possiamo avere oggi, e con quello capire se ci sono le occasioni per farla, dove farla o abbandonare de tutto l’idea. Personalmente non sono un fan sfegato del progetto, anche se credo che un invaso di dimensioni adeguate vada fatto. Ma prima voglio avere i dati. Qui – sottolinea – sono diventati tutti dei grandi esperti di dighe".

Più netto il giudizio di Gianluca Vinci, avvocato, deputato di Fratelli d’Italia. Nell’ultimo atto deciso dal governo – il finanziamento dello studio – c’è lo zampino suo e quello del viceministro alle infrastrutture, il bolognese Galeazzo Bignami, che ha la delega all’idroelettrico.

"Un invaso di grandi dimensioni – afferma Vinci – oggi è fondamentale ancora più di quanto fosse fondamentale nell’89. Se l’opera fosse stata terminata, oggi darebbe acqua alle province di Reggio e di Parma, sia per uso agricolo che per uso civile, e sarebbe in grado di fornire energia pulita a 140mila famiglie".

Il problema è: una diga quanto grande?

Il centrodestra dice cento milioni di metri cubi di acqua (trattabili a 7080), mentre il Partito democratico ha parlato di 45 (a Parma), 27 (a Reggio). In campo anche l’ipotesi di una serie di laghetti che presenterebbero tuttavia qualche controindicazione. Non potrebbero fornire né acqua per usi civili, né energia idroelettrica: anzi, ne assorbirebbero per poter pompare fuori l’acqua ad uso irriguo.

"Il Pd – attacca Vinci – continua a dire che la vuole più piccola dopo che per una vita ha escluso di volerla realizzare. Fino a cinque anni fa io presentavo delle mozioni in Consiglio comunale a Reggio e loro me la bocciavano ridendoci sopra. MI dicevano che la diga di Vetto non si sarebbe mai fatta. Oggi dicono che va fatta, ma piccola. Piccola non sarebbe in grado di regimentare le acque, di salvare la pianura delle alluvioni, come nel 2017 a Lentigione".

E la piccola Atticòla?

"Se non è stato un problema 40 anni fa, non vedo perché dovrebbe diventarlo ora. Oggi sono previsti degli indennizzi a valore di mercato e non, come accadeva una volta, dei rimborsi che sembravano degli espropri".

Vinci se ne rammarica, "ma quando si fanno opere di questo tipo, ci sono sempre proprietà e terreni in invasi dall’acqua: è un problema ineludibile. Comunque, aspettiamo lo studio di fattibilità. Poi vedremo".

Andrea Fiori