"Cantiamo una società schizofrenica"

Emiliano Dalcomune, vocalist degli Stonedrift, presenta l’ultimo Ep del gruppo: "Ci pesa molto la mancanza di aggregazione"

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di Antonio Lecci

L’emergenza sanitaria ha fermato gli eventi dal vivo, il contatto diretto tra artisti e pubblico. Ma non ha fermato la creatività di tanti artisti, i quali anche da casa hanno continuato a "inventare".

Anche gli Stonedrift, gruppo musicale reggiano nato nel 2007 dall’idea di Max Marri ed Enrico Ascari, non ha fermato l’attività. Di recente è uscito il primo Ep per l’etichetta indipendente "Volcano records & promotion", proponendo un genere groove metal con influenze sludge metal e hardcore punk. E nel nuovo lavoro musicale c’è ovviamente l’influenza dell’emergenza sanitaria in corso, con riferimenti al coronavirus.

Emiliano Dalcomune, voce degli Stonedrift. Ci parli di questo nuovo lavoro in cui non manca la parola… coronavirus. Come vivete questo momento di emergenza globale?

"Stiamo sentendo fortemente la mancanza di aggregazione e del contatto diretto con le persone, ma ci atteniamo alle regole, nel rispetto di tutti. Stiamo lavorando individualmente sui brani per poi confrontarci in chat e in videochiamate. Nel frattempo stiamo prendendo contatti con vari locali per esibizioni future. Abbiamo promosso un video realizzato da Patrizia Cogliati di Musicphoto e stiamo pianificando il nuovo videoclip, con la preparazione della storia in sinergia con la regista reggiana Nicole Diana Nironi. Il pezzo in questione si intitola "Dead by dawn".

Come è entrato nella band?

"Ho ricevuto la telefonata di Max Marri. Cercavano un cantante per il loro progetto musicale. Ho superato il provino. Ed eccomi qua. Le nostre influenze musicali? Siamo cresciuti negli anni Novanta, molti gruppi a cui ci ispiriamo hanno l’attitudine di mescolare vari stili musicali per diversificarsi dalle altre band metal più canoniche. Noi abbiamo ricercato un nostro stile personale".

Ma il Metal continua a essere un genere intramontabile…

"Rispetto al passato è però più difficile vendere il proprio disco, poiché il mercato è saturo e anche perché ci sono le piattaforme di streaming. Ma i fedelissimi ci sono ancora. Oggi ci sono molti ragazzini che ascoltano musica a 360 gradi e sono meno settoriali. Alcuni di loro seguono in maniera attiva e appassionata i gruppi storici. Faticano invece le band emergenti. Ma va detto però che le band stanno investendo nella qualità audio dei loro prodotti e si avvalgono della collaborazione di agenzie multiservice per il supporto promozionale e distributivo".

Perché cantate solo in inglese?

"Pensiamo che la lingua inglese sia più musicale e usuale per il nostro genere e per il target di pubblico a cui ci rivolgiamo".

Quali sono gli argomenti trattati nei vostri brani?

"I punti di vista su questa società che sta diventando lobotomizzata, schizofrenica e piena di paure, anche per l’uso inappropriato delle varie piattaforme social e fonti non attendibili di informazione dovuta a mass media che cercano di vendere la notizia o di aumentare visibilità tramite i clickbait. I brani presentano messaggi positivi e di incoraggiamento a essere sempre se stessi e di prestare attenzione a ciò che i mass media ci vogliono trasmettere".

Dunque, cosa è per voi la corretta informazione?

"Evitare di influenzare la massa con titoli attira-click, notizie gonfiate e provenienti da fonti non attendibili".