Capannone dissequestrato e restituito ai proprietari Per il tribunale del Riesame non è stato costruito su rifiuti

REGGIOLO

Il tribunale del Riesame ha disposto il dissequestro e la restituzione agli aventi diritto del grande capannone che si trova a Reggiolo in via Rame, nella zona industriale. Per la struttura erano scattati i sigilli in aprile, su decisione del gip: secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri forestali, era stato costruito su 15mila tonnellate di rifiuti speciali pericolosi. Quattro persone, coinvolte a vario titolo nel cantiere, risultavano indagate. Così come il responsabile tecnico comunale di Reggiolo, per l’ipotesi di abuso d’ufficio.

L’area, di circa 40mila metri quadrati, era stata sottoposta a sequestro preventivo a seguito di un’indagine sui resti di demolizioni e costruzioni edili non consoni che, secondo gli inquirenti, sarebbero stati depositati alla base del capannone, considerandoli rifiuti. Il materiale proviene da una ditta di Mantova autorizzata al recupero di scarti edili e resti di demolizioni. Tre soggetti sono ricorsi al Riesame, vedendo accolta la richiesta di dissequestro: si tratta della ditta esecutrice dei lavori, con sede nel Veronese (assistita dagli avvocati Cosimo Zaccaria e Nicola Elmo); del proprietario del capannone, ovvero il fondo d’investimento immobiliare, la Dea Capital Real Estate (tutelato dall’avvocato Pasquale Annicchiarico) e del direttore tecnico che si occupava del cantiere (seguito dall’avvocato Giorgio Bottani).

Secondo il Riesame, quel materiale non può essere qualificato come rifiuto a seguito del solo controllo visivo fatto dai forestali. Inoltre ci si sarebbe richiamati erroneamente a una normativa europea del 2011, quando quella di riferimento ora sarebbe quella del 2014. E si riconosce la buona fede di chi prendeva il materiale.

Alessandra Codeluppi