Carcere e diritti: un vademecum ai detenuti

Consegnato ieri mattina alla Pulce, dovrebbe aiutare i reclusi a capire come chiedere pene alternative. "Un’idea molto apprezzata"

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di Maya Menozzi

Un piccolo vademecum che racconti i diritti e i percorsi di una persona reclusa per accedere alle misure alternative alla detenzione: parliamo del Codice ristretto, consegnato ieri mattina ai detenuti di tutti e nove gli istituti penitenziari dell’Emilia-Romagna.

L’obiettivo è quello di fornire ai carcerati uno strumento per acquisire una maggior consapevolezza della propria situazione e prepararsi al meglio per il reinserimento in società a pena conclusa.

Davanti ai cancelli della "Pulce" in via Settembrini (nella foto il carcere reggiano) hanno dunque presenziato il presidente della commissione Parità Federico Amico e i consiglieri regionali Andrea Costa, Roberta Mori e Ottavia Soncini, oltre a rappresentanti delle Camere penali e dell’Osservatorio carcere: Cecilia Soliani, Annalisa Bassi, Stefano Germini e Veronica Manca. Dopo un primo incontro con la direzione del carcere, c’è stata la consegna dei vademecum ad una delegazione di detenuti: "Questa giornata è stata fortemente voluta dal Garante regionale e si svolge in contemporanea in tutte le carceri della nostra Regione – ha spiegato Amico - La guida indica appunto le possibilità di pena alternative, mostrando segni di attenzione agli istituti penitenziari che negli ultimi due anni hanno subito ancor più restrizioni di noi".

Il carcere di Reggio, in particolare, presenta un grosso fenomeno di sovraffollamento (i detenuti sono 344 su una capienza massima di 293 posti), oltre che una complessa composizione di carcerati fra donne, transessuali e stranieri.

"A questo si aggiunge un grave problema di dotazione di personale penitenziario e socio-educativo. - ha continuato Amico - Per i detenuti con una pena al di sotto dei quattro anni, compatibilmente con il reato commesso e il loro percorso personale, si dovrebbe agire in modo più puntuale con attività esterne onde evitare la recidiva".

Per misure alternative alla detenzione si intendono rispettivamente la detenzione domiciliare, l’affidamento in prova ai servizi sociali e l’affidamento terapeutico: tramite questi percorsi è possibile per il carcerato confrontarsi nuovamente con la società, favorendo così un futuro reinserimento.

"I detenuti che abbiamo incontrato hanno apprezzato il codice, ma soprattutto che la Regione si sia mossa per approfondire la situazione nei penitenziari – ha concluso amico –. Sia loro che i rappresentanti delle Camere Penali hanno riportato la difficoltà nell’effettiva applicazione dell’esecuzione penale esterna, sia per la burocrazia che per la scarsa conoscenza delle alternative.

Ci sono detenuti che desiderano cambiare il loro modo stesso di vivere in carcere: avere più contatti con l’esterno, personale qualificato, percorsi formativi e professionalizzanti sono punti fondamentali".