L’università non è solo aule, lezioni e burocrazia. È un corpo vivo, fatto di studenti, docenti, dibattiti, relazioni internazionali. A Reggio manca tutto questo. E soprattutto manca un’anima.
Parole dure quelle pronunciate dal professor Carlo Baldi, a tutti gli effetti uno dei fondatori dell’università reggiana, che a pochi giorni dall’elezione del rettore dell’Unimore lancia un appello sentito: "Serve un progetto vero, un impegno serio da parte della sede di Modena, dell’amministrazione e dell’intera città".
Una riflessione che si inserisce nel solco creato dalle recenti dichiarazioni del professor Melloni, preoccupato del generale disinteresse da parte della politica verso la questione universitaria. E proprio con lui Baldi condivide l’esigenza di rilanciare l’autonomia e la dignità della sede reggiana.
"All’inizio c’era l’idea di un’organizzazione autonoma, con una sua struttura amministrativa e tecnica, con spazi unitari e riconoscibili – spiega il dottore laureatosi a Parma, Parigi ed Oxford –. Secondo la visione delle origini non c’erano solo semplicemente dei corsi sparsi per la città. E questo concetto è scritto anche in un accordo siglato tra Modena e Reggio. Ma non è mai stato rispettato".
E per Baldi è proprio l’assenza di una regia unitaria che ha impedito all’università locale di decollare: "Oggi mancano spazi per la vita studentesca, per le associazioni, manca il confronto culturale. Una volta c’era la compagnia teatrale, relazioni con l’estero, insomma: un progetto chiaro. Adesso, invece, si aprono strutture scollegate tra loro, anche virtuose come il Tecnopolo, ma senza una visione complessiva".
Sul futuro, Baldi non si nasconde: "Sono d’accordo con il professor Melloni, il rischio che Reggio diventi una succursale di Modena è reale. Ma siamo ancora in tempo per invertire la rotta. Occorre copiare i modelli che funzionano, come il sistema consortile di alcune università internazionali. Ma bisogna farlo con decisione, senza più ambiguità".
Più che al rettore però, Baldi guarda al ruolo della politica locale: "Il punto non è chi vince l’elezione, ma chi vigila. Comune, Provincia e il sistema produttivo devono tornare a farsi sentire. Servono strumenti unitari e una pressione seria sull’ateneo modenese affinchè rispetta gli accordi iniziali". Un’autonomia, quella di Reggio, che in teoria dovrebbe portare valore aggiunto a tutti i soggetti coinvolti: "Quando lottammo per dare vita alla sede reggiana, l’idea iniziale era anche quella di valorizzare il centro storico, che sarebbe diventato un piccolo catalizzatore di giovani studenti. Purtroppo negli anni questo progetto si è perso, per colpa sia dell’università stessa che delle amministrazioni.
Elia Biavardi