Reggio Emilia, Carmen per i bambini, cambiato il finale. La morte 'sparisce'

Per non urtare la sensibilità dei più piccoli la scena in cui la gitana viene uccisa sarà trasformata in un numero di magia in cui lei scompare

Martina Beria, una delle responsabili di produzione Aslico

Martina Beria, una delle responsabili di produzione Aslico

Reggio Emilia, 25 gennaio 2018 - La morte «sparisce» grazie a un trucco di magia evitando così la scena nuda e cruda dell’uccisione. È il finale della Carmen, la celebre opera di Bizet – che andrà in scena in cinque spettacoli al Teatro Valli i prossimi 20 e 21 marzo – rivisitato dalla produzione Aslico del teatro sociale di Como che da vent’anni lavora con bambini e ragazzi di Reggio e di tutta Italia, ma anche nel mondo. Programma didattici che comprendono l’insegnamento attraverso le pièces teatrali più famose e che si chiamano Opera Kids per i bambini fino ai 6 e Opera Domani fino ai 14 e con le scuole primarie. Essendo spettacoli rivolti proprio ai più piccoli, la morte dell’eroina di Bizet viene «aggirata» e celata attraverso un numero di magia. 

Il regista Andrea Bernard infatti trasforma Carmen da sigaraia – com’è nell’opera originale – in maga per rendere più chiaro a un pubblico giovane il fascino e il mistero che la circondano e far capire perché tutti si innamorano di lei. Nel finale però anziché essere pugnalata drammaticamente da Don Josè in Plaza de Toros a Siviglia, viene fatta entrare in una scatola per un numero di magia. Qui, Josè infila la spada. Ma quando la scatola viene aperta, Carmen non c’è. «In questo modo il finale viene lasciato sospeso e aperto in modo che si possa pensare che la donna si sia liberata grazie a un trucco di magia – spiega Martina Beria, una delle responsabili di produzione Aslico – Riduciamo a livello di tempo le opere, la Carmen dura oltre quattro ore, per i ragazzi lo spettacolo diventa di 70 minuti. E ci sono ripercussioni ovviamente anche sulla drammaturgia. Grazie alla musica e al teatro, trattiamo temi interdisciplinari e con la Carmen affrontiamo la prevenzione alla violenza di genere. Ai più grandi viene spiegata l’opera originale, mentre ai più piccoli no. Anche perché con loro lavoriamo anche nel post-spettacolo per raccogliere riflessioni e valutazioni su come può andare avanti la storia grazie pure al lavoro degli insegnanti in classe durante l’anno prima e dopo la rappresentazione».

La produzione comasca ha rivisitato in passato altre opere. «L’intento non è quello di eliminare la morte o stravolgere l’opera – conclude Beria – Ma di adattare il contesto. Ad esempio, abbiamo portato la Turandot in Oman dove il suicidio è un argomento tabù, «sfumando» l’atto estremo di Liù. Anziché mostrare l’impiccagione, facciamo vedere che fa un numero di danza con una corda che passa attorno al collo e poi cade a terra. In vent’anni di lavori, non abbiamo mai avuto lamentele». La rivisitazione delle opere originali però fa comunque sempre discutere. L’ultima polemica risale a venti giorni fa quando proprio in occasione della prima della Carmen a Firenze (e non era uno spettacolo per bambini), l’eroina di Bizet si ribella al suo aguzzino e lo ammazza con un colpo di pistola, come una sorta di vendetta-riscatto nei confronti del femminicidio.