Gettò 43 cartelle Equitalia nel fosso a Reggio Emilia: assolto dopo 9 anni

I fatti risalgono a giugno 2014: l’uomo, dipendente di una ditta di consegne, era accusato di soppressione e distruzione di documenti

La Cassazione ha, di fatto, assolto l'uomo accusato di avere gettato cartelle esattoriali

La Cassazione ha, di fatto, assolto l'uomo accusato di avere gettato cartelle esattoriali

Reggio Emilia, 21 maggio 2023 – La Cassazione annulla le sentenze di primo grado e appello e, di fatto, lo assolve. È questo l’epilogo di una vicenda giudiziaria iniziata nel 2014 e terminata il 3 maggio di quest’anno. Protagonista un uomo di, oggi, 42 anni, residente a Reggio, accusato di violazione, soppressione e distruzione di 43 cartelle esattoriali emesse da Equitalia per altrettanti destinatari, da consegnare attraverso una società appaltatrice del servizio per cui era impiegato l’uomo.

I fatti risalgono all’inizio di giugno del 2014, quando in un canale di scolo alla prima periferia di Reggio fu trovata una scatola – grazie alla segnalazione di un cittadino ai carabinieri – contenente le ‘buste verdi’, non consegnate. Attraverso le indagini dei militari si risalì all’autore del gesto; il quale, convocato in caserma senza la presenza di un legale si espose facendo, sostanzialmente, delle affermazioni che lasciavano trasparire una sua responsabilità. I carabinieri trasmisero gli atti alla Procura e il pm Isabella Chiesi aprì l’inchiesta. Il 4 giugno del 2021, in primo grado, il 42enne, difeso di fiducia dall’avvocato Ernesto D’Andrea fu condannato in abbreviato dal giudice Chiara Alberti a quattro mesi di reclusione. Il legale chiese l’assoluzione fondandola sul fatto che il reato era perseguibile solo a querela di parte. Nessuno dei 43 destinatari degli accertamenti – né Equitalia né la società incaricata della consegna – invece aveva denunciato.

La corte d’Appello di Bologna – presidente Eufemia Milelli, a latere Susanna Cividali e Domenico Panza – cui D’Andrea si rivolse, con sentenza predibattimentale del 9 dicembre del 2022, rigettò nuovamente la richiesta di assoluzione per il suo assistito per mancanza dei requisiti di procedibilità. Secondo la Corte, il reato era prescritto, nonostante l’avvocato avesse espressamente dichiarato, nell’impugnazione, che il suo assistito vi avrebbe rinunciato. "Ma la Corte, non ne tenne conto, per cristallizzare tramite la prescrizione, la possibilità per i 43 destinatari (Equitalia, e la società titolare delle consegne) di poter intraprendere un’azione risarcitoria", spiega il legale.

Si arriva in Cassazione: l’avvocato D’Andrea ha presentato il suo ricorso ponendo in luce come la Corte d’Appello avesse deciso – in assenza di imputato e difensore – che quello era reato perseguibile solo a querela. Il 3 maggio, dunque, la Suprema Corte, ha annullato senza rinvio le due precedenti sentenze, di fatto assolvendo in pieno il 42enne.

"La Cassazione è intervenuta a ripristinare le regole del diritto – chiosa soddisfatto l’avvocato D’Andrea –. Il mio assistito, oggi, è un uomo libero che non andrà incontro nemmeno al rischio di dover pagare un risarcimento".