"Caseifici in montagna sull’orlo della chiusura"

I costi troppo alti per le macchine agricole e la produzione di latte calata a causa della siccità, mettono in ginocchio il settore

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La crisi energetica non risparmia nessuno: in montagna soffrono le aziende agricole, già penalizzate per il lungo periodo di siccità, e soffrono i caseifici per i costi più che raddoppiati. "Se non interverranno con provvedimenti di sostegno – afferma l’imprenditore agricolo dell’alto Appennino, Martino Dolci – certe aziende saranno costrette a chiudere a scapito della produzione del Parmigiano Reggiano di montagna. Non è più l’epoca del contadino con la zappa e la falce come ai tempi di mio padre e mio nonno, la nostra attività comporta un consumo energetico enorme: dagli impianti tecnologici delle stalle per la mungitura della vacche ai trattori e a tutte le macchine agricole, è un continuo consumo di energia elettrica, gasolio e metano. Qui tutto aumenta, non è una novità, ci siamo abituati, anche il mangime degli animali è aumentato del 20%". Marino Dolci, ultimo sindaco del comune di Ramiseto (prima della fusione), abita oltre Miscoso di Ramiseto, località Palarino in prossimità del Passo del Lagastrello, dove ha sede l’azienda agricola di famiglia, avviata da suo nonno e mai abbandonata. Oltre a fare l’imprenditore in un territorio non facile, Dolci ha anche avviato diversi anni fa l’attività del caseificio del Parco Nazionale, di cui è presidente, realizzato nell’area artigianale di Gazzolo, sulla strada provinciale Ramiseto-Vetto con punto vendita e un altro negozio sulla statale 63 alla Tavernetta di Cervarezza. "Noi ce la mattiamo tutta per cercare di resistere a questa crisi – prosegue – Non so fina a quando riusciremo a fare fronte a questa situazione che ogni giorno diventa più pesante. Il nostro caseificio è arrivato a produrre fino a 60 forme di parmigiano reggiano, oggi siamo poco oltre le 40 forme. C’è stato un calo di produzione, in parte necessario per non superare le quote latte e in parte al minor rendimento delle mucche che hanno sofferto la siccità. Per fortuna il formaggio, almeno per ora, mantiene il prezzo. Se dovesse calare, mentre tutto aumenta, sarebbe veramente un disastro". In montagna di aziende agricole ne sono rimaste veramente poche e tutte conferiscono il latte a caseifici sociali per la produzione del Parmigiano Reggiano marchio di montagna. Conclude l’agricoltore e presidente del Caseificio del Parco: "Oggi per produrre Parmigiano Reggiano in montagna c’è un aggravio di spese insostenibile. Noi abbiamo tre autobotti che mattino e sera fanno il giro in zone diverse dell’Appennino per raccogliere il latte. Mediamente percorrono 250300 km sulle nostre strada tutti i giorni con un notevole consumo di carburante che ogni giorno sale di prezzo. Un giorno no e un giorno sì dobbiamo fare il pieno dei tre mezzi e anche questo costo di carburante oggi incide parecchio".

Settimo Baisi