
Lo sciopero delle scorse settimane delle operaie della Manifattura San Maurizio
Il sindaco Marco Massari, ieri in consiglio comunale, è tornato sul ’caso’ Max Mara. "Storicamente nel gruppo non è mai stato applicato il contratto nazionale. Io credo che sia auspicabile farlo, perché Reggio Emilia è sempre stata un esempio di relazioni industriali avanzate", ha detto il primo cittadino, intervenuto nel dibattito sulla vertenza delle operaie della Manifattura San Maurizio. Le 220 lavoratrici sono scese in sciopero denunciando di essere state chiamate "grasse", "mucche da mungere", sottoposte a carichi di lavoro estenuanti e a controlli su quante volte vanno in bagno. Il caso è arrivato in sala del Tricolore grazie a un ordine del giorno di Coalizione Civica, che è stato però respinto. Il sindaco ha fatto sapere che vedrà le operaie che hanno sporto denuncia, in un incontro "già calendarizzato". Massari sottolinea infine: "Dobbiamo prestare la massima attenzione a tutte le richieste di miglioramento delle condizioni di lavoro, soprattutto se disagiate". Il consigliere Dario De Lucia, presentando il documento del suo gruppo, ha citato un’indagine del 1987 fatta da Cgil e Donne Comuniste sulle dipendenti di Max Mara, da cui emerse che il 30% aveva un esaurimento nervoso e il 70% soffriva di disturbi psicosomatici. "La risposta di Achille Maramotti fu: ‘Donne il padrone sono io’", chiosa De Lucia. "A quarant’anni di distanza, questa storia non può ripetersi". Da qui l’invito di Coalizione Civica agli altri gruppi a non votare l’approvazione del progetto del polo della moda alle ex fiere, fino a quando la vertenza delle sarte non sarà risolta. "Abbiamo potere contrattuale nei confronti di Max Mara e dovremmo usarlo", conclude De Lucia, che sulla bocciatura dell’ordine del giorno (il Pd ne ha presentato uno analogo che è stato invece approvato), ha espresso la sua "delusione", votando poi il testo della maggioranza.