Reggio Emilia, 25 ottobre 2023 – "Figlio mio, nessuno ha fatto alcuna cosa, sono tutti innocenti. Non dire falsità, non farti convincerenon ascoltare". Questo messaggio, datato 3 settembre, è stato trasmesso da una zia pakistana al fratello di Saman: secondo la Procura "si fa leva sulla possibilità che lui possa rimanere isolato dal resto della famiglia, invitandolo a ritrattare le sue precedenti dichiarazioni" sull’omicidio di Saman.
Ed è "riprova di forti pressioni psicologiche esercitate non solo dalla madre Nazia Shaheen, ma anche dal resto della famiglia". Il giovane, ora 18enne, sarebbe dovuto comparire cinque giorni dopo davanti al tribunale, ma poi ci fu un rinvio. Di recente lui è stato riconvocato per venerdì, per essere risentito dopo l’incidente probatorio del 18 giugno 2021. Le difese hanno chiesto con forza di riascoltarlo, mentre per il pm Laura Galli e le parti civili non era un passaggio necessario.
Nel processo per omicidio davanti alla Corte d’Assise, ieri il procuratore capo Calogero Gaetano Paci ha chiesto che quei messaggi siano acquisiti e che l’audizione del giovane sia allargata anche alle ultime risultanze investigative, ovvero il fascicolo d’inchiesta aperto sulle pressioni dal Pakistan. La psicologa ha anche detto che il ragazzo le aveva fatto vedere un video a lui inviato con una persona a letto in gravi condizioni. E che gli si riferiva che "se lui avesse lui detto la verità al processo, il parente sarebbe morto dal dolore e alcuni bambini non avrebbero potuto vedere i genitori".
Si è poi scatenata una discussione sulla veste processuale con cui il fratello di Saman dovrà essere sentito. L’avvocato Liborio Cataliotti, difensore di Danish Hasnain, ha insistito molto per quella di indagato per procedimento connesso, ipotizzando ben otto reati, tra cui concorso in omicidio e favoreggiamento dei colpevoli.
Per l’avvocato Luigi Scarcella, che assiste Nomanulhaq Nomanulhaq, deve figurare in primis come indagato per il reato principale, caso in cui le dichiarazioni potranno essere usate contro di lui. Si è associata anche Mariagrazia Petrelli, difensore di Ikram Ijaz. Sull’attività integrativa di indagine depositata "non vi è una sola minaccia: il tenore di queste conversazioni è identico a quello del periodo maggio-giugno 2021", dice Scarcella. Che poi si infervora: "È da 2 anni e 4 mesi che aspettiamo questa deposizione. Oggi mi si è infranto un sogno: vederlo lì seduto come testimone e poi uscire quale indagato per reato principale. È chiaro che il ragazzo era ed è a tutt’oggi da indagare per omicidio: lui è concorrente morale e materiale". Il procuratore Paci sostiene che questi sono toni "da regolamento di conti".
Secondo il legale, quando lui veniva sentito a sommarie informazioni testimoniali, era già smentito dalla videosorveglianza: "Lui disse che quella notte arrivarono prima lo zio e poi i cugini, ma le telecamere li inquadrano solo il mattino dopo alle 7.21". La difesa dei genitori, Enrico Della Capanna e Simone Servillo, è di diverso avviso: ritiene invece che "prima lui debba essere sentito, poi si vedrà eventualmente se indagarlo". Paci ha contrattaccato: "Si cerca tardivamente di trascinarlo sul banco degli imputati, facendo il processo al processo. Se le sue dichiarazioni non vanno incontro alle tesi difensive, non significa che siano calunniose", richiamando anche il cambiamento del giovane che il 21 maggio 2021 disse di voler riferire la verità perché non aveva più paura. Il suo avvocato di parte civile, Valeria Miari, ha rimarcato che "lui fa paura", concetto ribadito anche dall’avvocato Barbara Iannuccelli che assiste il fidanzato di Saman. La Corte deciderà venerdì.