ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Causò la morte di quattro persone. Lame condannato a 7 anni e 4 mesi

Il 34enne albanese si era messo al volante ubriaco e drogato, senza patente né assicurazione e si schiantò. Nell’incidente dell’ottobre ’22 persero la vita la compagna Shane, il loro figlio piccolo, il fratello e la sorella di lei.

Il 34enne albanese si era messo al volante ubriaco e drogato, senza patente né assicurazione e si schiantò. Nell’incidente dell’ottobre ’22 persero la vita la compagna Shane, il loro figlio piccolo, il fratello e la sorella di lei.

Il 34enne albanese si era messo al volante ubriaco e drogato, senza patente né assicurazione e si schiantò. Nell’incidente dell’ottobre ’22 persero la vita la compagna Shane, il loro figlio piccolo, il fratello e la sorella di lei.

La tragedia sulla strada di Gaida, in cui morirono quattro persone, è approdata alla sentenza di primo grado. All’esito del processo con rito abbreviato, ieri il gup Luca Ramponi ha condannato il 32enne albanese Orjol Lame a 7 anni e 4 mesi di reclusione: una pena più severa di quella richiesta dal pubblico ministero Francesco Rivabella Francia, cioè 6 anni e 8 mesi senza attenuanti generiche. Ciò che accadde nella sera del 30 ottobre 2022 è rimasto scolpito nella memoria della nostra città. Il 32enne si schiantò al volante di una Fiat Stilo contro un rustico affacciato sulla via Emilia, nella frazione reggiana, che rimase parzialmente distrutto per la violenza dell’urto. L’impatto devastante causò la morte di tutti i trasportati, mentre il conducente fu l’unico a salvarsi, seppur dovette affrontare un periodo in coma. Persero la vita quattro giovanissimi: la sua compagna, la 22enne Shane Hyseni; il loro figlioletto di un anno e mezzo Mattias Lame; più il fratello e la sorella della giovane, Resat e Rejana, di 11 e 9 anni.

A seguito degli accertamenti, Lame fu trovato positivo ad alcol e droga; risultò che la sua auto procedeva ad alta velocità, non era revisionata e neppure assicurata e in più lui era destinatario di un provvedimento di espulsione. L’imputato, chiamato a rispondere di omicidio stradale plurimo con diverse aggravanti, difeso dall’avvocato Giuseppe Caldarola, ieri era assente: da tempo ha fatto rientro e vive in Albania. Nella sentenza emessa ieri, il giudice ha depennato le aggravanti della colpa cosciente (si concretizza quando chi agisce, pur essendosi rappresentato il fatto, sia convinto che l’evento dannoso non si verificherà) e dell’uso di alcol. Ha riconosciuto sussistenti la guida senza patente, sotto alterazione di stupefacenti, fuori dai limiti di velocità consentiti, oltre all’omicidio di più persone. Ha dato le attenuanti generiche. Nell’arringa l’avvocato Caldarola ha chiesto il riconoscimento delle generiche e rimarcato alcuni aspetti di interesse difensivo: "Lame non è fuggito ma in passato rientrò in Italia dall’Albania per sottoporsi a una perizia. Inoltre andò nel suo Paese natale per curarsi, e qui gli è stata riconosciuta una pensione di invalidità che lui versa tutti i mesi ai familiari che non hanno accettato il risarcimento". Ha anche parlato di "dinamica dell’incidente non del tutto chiara, forse dovuta a una distrazione". Il gip nel febbraio 2023 e poi il Riesame avevano rigettato la richiesta di misure cautelari allora avanzata per Lame (domiciliari o divieto di espatrio): non erano stati ravvisati i pericoli di fuga e di reiterazione di condotte pericolose alla guida perché privo di patente e perché le sue condizioni di salute erano ancora precarie. Lui era poi tornato a Bologna nel novembre 2023 per sottoporsi agli ultimi esami, da cui era emersa la sua capacità di stare a processo.

Ieri si sono presentati i parenti stretti delle vittime, venuti apposta dall’Albania: il padre Hardian Hyseni e la madre Anjeza, costituiti parte civile affidandosi all’avvocato Nicola Termanini. A loro, che persero in un colpo tre figli e il nipotino, il giudice ha riconosciuto una provvisionale di 300mila euro a testa (rispetto alla richiesta avanzata di oltre un milione per ciascun genitore). Dal momento che l’auto non era assicurata, è costituito responsabile civile il Fondo vittime della strada. "Il giudice ha riconosciuto il comportamento di Lame che non si è mai sottratto alla giustizia italiana e ha offerto tutto ciò che poteva alle parti vicili. Al momento il Fondo vittime della strada non ha risarcito, fatto che comporterebbe una pena minore. La lettura della sentenza ha dato atto di una corresponsabilità perché i minori erano senza cintura". Le motivazioni saranno depositate entro 60 giorni.

Alessandra Codeluppi