Cavriago ricorda le prime vittime degli squadristi in camicia nera

Dal 25 aprile le iniziative per tenere viva la memoria del cattolico Barilli e dell’anarchico Francescotti, caduti il 1° maggio del ’21

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di Francesca Chilloni

Una settimana particolare, quella dal 25 aprile al Primo maggio a Cavriago, ricca di iniziative e coincidente con il centenario della morte di una straordinaria figura politica, tra le prime vittime reggiane dello squadrismo fascista: l’anarchico Primo Francescotti ucciso insieme al cattolico Andrea Stefano Barilli in piazza durante un comizio del Primo Maggio. Il Comune ha deliberato di sostenere Istoreco, che sta realizzando una ricerca di respiro provinciale: "Il buco nero. La violenza squadrista in Provincia di Reggio Emilia: 1920-1925". Verrà così approfondita la storia legata all’eccidio attraverso la realizzazione di una ricerca storica aggiornata sui cavriaghesi uccisi, la creazione di un percorso della memoria sui luoghi della vicenda e la realizzazione di un pieghevole informativo contenente testi, immagini e mappe dei luoghi.

Il nipote omonimo di Primo Francescotti, avvocato ed appassionato di storia, gli ha dedicato un libro, "Qualcuno ci penserà", in cui ripercorre la storia della famiglia dal 1906 al 1964. "Ho sempre provato un certo imbarazzo a esporre idee che comunque toccano aspetti personali - spiega l’avvocato Primo Francescotti -. Sono ora prevalse emozioni che attengono sotto alcuni profili, alle ’cose che contano’, riferibili a vicende corali a fatti, episodi, accadimenti, umanamente significativi… Un bilancio di eventi, una storia anche di un lontano passato, di affetti e di emozioni".

Non ebbe solo un nonno eccezionale: l’anarchico nel 1919 si sposò con Luigia (Gigia) Gandini, figura dell’emancipazione femminile ante litteram per la sua intera vita. Francescotti, nato da una famiglia poverissima, a 18 anni emigrò negli Usa, per lavorare in una miniera di carbone della Pennsylvania a nord di Filadelfia. Qui divenne anarchico e si convinse "della possibilità di poter sconfiggere lo Stato borghese attraverso l’intervento del proletariato nella Prima Guerra mondiale".

Così nel 1915 prese il piroscafo e rientrò in Italia. Capì ben presto che la Guerra non era la soluzione e si finse pazzo per sottrarsi al servizio militare. Una volta congedato, entrò nella Cooperativa Braccianti, diffondeva "Umanità nova" e fu tra i fondatori degli "Arditi del popolo" cavriaghesi. Fu tra i promotori della manifestazione del Primo maggio 1921 (a Cavriago vi era un sindaco socialista soprannominato "il piccolo Lenin"), a cui i fascisti opposero una loro manifestazione.

Inevitabile lo scontro: Francescotti rimase a terra in strada, mentre Barilli venne trucidato vicino al Municipio. I carabinieri riportarono l’ordine. Il 4 febbraio 1922 si aprì il processo in Corte d’assise i cui atti si ritrovano nel libro del nipote: gli imputati vengono alla fine tutti assolti, con i fascisti che vennero portati in trionfo per le strade di Reggio. I funerali delle vittime furono una delle ultime manifestazioni antifasciste consentite in terra reggiana.