C’è anche un condannato in Aemilia tra gli indagati dell’antimafia a Bergamo

Figura anche il 54enne Salvatore Cappa, condannato nel processo di ‘ndrangheta ‘Aemilia’ a 9 anni e 4 mesi e detenuto a Oristano, tra gli indagati nell’operazione antimafia a Bergamo che ha visto, lunedì, l’esecuzione di una misura di custodia cautelare in carcere - tra gli altri, per Cappa - o ai domiciliari nei confronti di 33 persone, nonché il sequestro di oltre 6,5 milioni. Dall’ordinanza di misure cautelari emerge che dopo la carcerazione di Cappa in ‘Aemilia’, avvenuta il 28 gennaio 2015, Martino Tarasi, identificato come "vertice" della struttura criminale lombarda, "continuava a versargli una quota dei profitti illeciti derivanti dalla falsa fatturazione". E che si era prestato a intestarsi nel marzo 2018 "in modo fittizio" alcuni immobili a Cutro di proprietà di Cappa, "per sottrarli a una possibile misura di prevenzione". E che gli aveva pagato anche le spese legali. Al vaglio pure la gestione dell’impresa Multiservice, con sede legale a Parma e ritenuta una società-cartiera: come suo legale rappresentante figurava Giuseppe Geraldi, ma secondo gli inquirenti sarebbe stata amministrata in modo occulto da Martino Tarasi, Pasquale Tipaldi e Antonio Astorino (tutti e quattro indagati). Nel triennio esaminato, le entrate sul conto della società risulterebbero provenire "per lo più dalle imprese a favore delle quali la Multiservice aveva emesso fatture false". Tra le transazioni ritenute "anomale", figura un bonifico di 50mila euro datato 20 luglio 2016, fatto da Vrc costruzioni e project, società con sede a Guastalla in via Cisa.

al.cod.